12 Maggio 2024 - 20:26
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Startup Grind: fra Delaware flip e digital marketing

Nel cuore della stazione Termini sorge Luiss EnLabs, uno spazio di 5000 metri quadri che è la sede dell’incubatore d’impresa della nostra Università, centro di reclutamento per le migliori startup dell’ateneo e non solo; ambiente nel quale startupper, CEO, CFO e altri individui vicini a questo mondo possono trovare consulenza, possono accrescere le loro capacità e le loro competenze e confrontarsi con esperti del settore. Il centro, oltre a fornire tali servizi, di tanto in tanto, ospita incontri, conferenze e lectio magistralis. A tal proposito è da segnalare una conferenza, organizzata da Startup Grind Roma, che si è svolta in data 20/10/2017 e che ha avuto come relatore principale Raul Ricozzi, un avvocato dello studio internazionale Orrick.

Orrick è uno studio con sede a San Francisco, città nella quale rappresenta la seconda realtà più longeva, seconda solo al colosso di Levi Strauss, che lavora sul fronte del “diritto delle startup”, che, in quanto innovative sotto ogni punto di vista, hanno portato cambiamenti anche nella giurisprudenza, con la creazione di strumenti e tecniche altamente vantaggiose per imprese emergenti costituite in questa forma. Orrick è giunta in Italia nel 2004 e da allora lavora per offrire alle startup italiane opportunità di passaggio al mercato americano. L’American Dream è sempre vivo nella mente di ogni nuovo imprenditore e oggi più che mai è possibile inseguirlo grazie al cosiddetto Delaware flip, in uno stato che nessuno immaginerebbe adatto a ciò. Sì, lo stato fra il Maryland, il New Jersey e la Pennsylvania è quello che più degli altri è punto di approdo delle giovani menti europee, non tanto per i suoi incentivi fiscali, ma per le efficienze che la sua società riesce a creare, a partire dalla semplificazione in materia di costituzione, passando per la regolamentazione legislativa puntuale e i tribunali specializzati e arrivando alla fitta schiera di futuri finanziatori (joint venture, business angels e venture capital).

Il primo passo per lo sbarco nel mercato statunitense è la così detta merger, cioè la fusione con la startup europea, che viene acquisita in tutto e per tutto da quella americana, che, in realtà, è formata dagli stessi soggetti titolari della precedente, andando quindi a rappresentare una replica di quella transoceanica. Entrati nel mercato d’oltreoceano, è necessario farsi conoscere per recuperare nuovo capitale per continuare lo sviluppo dell’impresa. A questo proposito, la semplificazione della legislazione statunitense è favorevole perché prevede degli strumenti vantaggiosi; uno di questi è il S.A.F.E. La sigla è l’acronimo di Simple Agreement for Future Equity e se tale strumento volesse essere riportato nell’ordinamento italiano potrebbe essere assimilato a un prestito obbligazionario convertibile. In effetti, il funzionamento dei due è molto simile (concessione di un capitale a fronte della possibilità, alla scadenza, di conversione dello stesso in quote del capitale sociale), con la differenza che nel S.A.F.E la conversione avviene sempre e con un sconto, generalmente del 20%, che incentiva l’investitore e permette, quindi, di aver disponibilità liquide immediate all’impresa. Questo è lo strumento più importante, per tale ragione Ricozzi si ci è soffermato di più, ma ve ne sono anche altri, quali ad esempio il termsheet, contratto con all’interno clausole altamente dettagliate, tra le quali emerge la liquidation preference, cioè un diritto di prelazione per l’investitore che ha creduto per primo in quella società e che ha, quindi, il diritto di essere rimborsato per primo.

La vita di una startup è finalizzata all’exit, cioè alla vendita e il rapporto con gli investitori e parte fondamentale del percorso verso la stessa, per tale ragione è utilissimo farsi conoscere e avere rapporti con quante più persone possibili. A proposito di questo, prima dell’intervento di Ricozzi c’è stato il discorso di Matteo Alliotta, un web marketer che ha raccontato la sua esperienza personale in termini di relazioni, esplicandoci come in 24 ore sia riuscito ad ottenere l’equivalente dei contatti che un uomo medio riesce ad ottenere in un anno. La sua idea è stata quella di postare in un gruppo Facebook composto da esperti del settore la sua intera raccolta di PDF sul marketing, battendo la concorrenza in un periodo di inattività e con una tecnica basata sulla semplicità e l’impatto del messaggio.

L’esperienza è stata altamente formativa, Luiss EnLabs è uno spazio all’interno del quale i sogni possono prendere vita e incontri del genere sono la dimostrazione che chi crede nei propri sogni e lotta per inseguirli ha buone possibilità di raggiungerli e farli diventare realtà. Se la startup nasce da un’idea è sostanzialmente un sogno, è passo dopo passo che diviene realtà, tra round di finanziamenti, nuovi investitori, acquisizioni, fusioni e chi più ne ha più ne metta. Se ci si crede davvero la si farà emergere.

Tutti gli startupper cercano l’exit, sono dei sognatori anche loro. Sognano più in grande di tutti noi altri, forse perché risucchiati dal moto frenetico dell’economia e della tecnologia.

Non fermiamoli, puntiamo anche noi all’exit!

 

 

A cura di Lorenzo Durante

Redazione

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