12 Maggio 2024 - 13:56
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Ulysses: Il club del libro LUISS: Dacia Maraini ha presentato il testo su Pasolini “Caro Pier Paolo”

Per inaugurare il prestigioso club del libro della nostra università, intitolato Ulysses in onore del centenario dalla pubblicazione dell’omonimo classico di James Joyce, è stata invitata a introdurre la sua più recente pubblicazione “Caro Pier Paolo”, Dacia Maraini, scrittrice vincitrice del Premio Campiello e del Premio Strega, nonché una delle più amate autrici del panorama letterario italiano. Al suo fianco, il professor Sebastiano Maffettone, direttore dell’osservatorio Ethos, che ha incentivato l’iniziativa insieme al professor Domenico Melidoro, e lo scrittore Roberto Cotroneo, moderatore della serata.

L’evento è stato la giusta occasione per ricordare, essendo il tema centrale del libro pubblicato dalla Maraini, il talento immenso e compianto di Pier Paolo Pasolini, a cento anni dalla sua nascita, anche grazie all’intima amicizia che la scrittrice fiorentina ed il poliedrico intellettuale bolognese avevano intessuto negli anni. “Caro Pier Paolo”, esordisce infatti con un sogno fatto dalla stessa autrice anni dopo la morte dell’intellettuale, in cui la Maraini immagina di rivederlo vivo in terrazza, a Roma, pronto per ritornare alla sua professione più amata, il cinema.  Per Pasolini, fare cinema significava “narrare attraverso le immagini”, ed era il simbolo che la metamorfosi da poeta a regista si era trasformata. Durante questa metamorfosi culturale, la più grande capacità sviluppata da Pasolini è stata quella di uscire dalla narrazione biografica dei versi, muovendosi verso la critica della civiltà industriale e tecnologica (per Pasolini, l’ambientazione scenica è spesso fortemente influenzata dal panorama brullo e agreste delle campagne di Casazza. Secondo l’intellettuale bolognese infatti “l’uomo si esprime e si realizza nella natura”).

Nel complesso, la serata si è articolata in due fasi. La prima ha visto Cotroneo porre domande di natura personale e relative al libro a Dacia Maraini, che con lucidità, chiarezza e concisione ha animato una profonda riflessione sui lati più intimi di Pasolini.

“Lui, voleva essere amato, tutta la sua vita è segnata da un bisogno d’amore che gli si è rivoltato contro fin dall’inizio”. Con queste parole la scrittrice toscana ha aperto la chiacchierata, trattando temi molto delicati come l’omosessualità, che ha rappresentato un grande motivo di sofferenza per Pier Paolo. “Pasolini è stato perseguitato per la sua omosessualità, dato che quando era ragazzo veniva considerata una perversione, una malattia inguaribile […] ma proprio questa sofferenza ha fatto sì che sviluppasse una scrittura reattiva e provocatoria. In fondo, era un uomo diviso tra il sociale (conflittuale) e l’intimità garbata dei rapporti.”

Tornando brevemente a quanto detto in apertura, la dimensione sacra per Pasolini era la natura, e questa si era, secondo la sua opinione, smarrita a causa del progresso. Su questo punto però, Dacia  Maraini non evita di sottolineare come questa sua attitudine intellettuale fosse in forte contraddizione con il suo vivere la quotidianità, dato che “Pier Paolo traeva beneficio e vantaggio dall’utilizzo di attrezzature e beni comuni”. Proprio questa discordanza era motivo di discussione tra i due, che mantenevano comunque una solida amicizia (“nell’amicizia le differenze sono materie di confronto, non di scontro”). La Maraini seguiva “la ragione illuminista” mentre per Pasolini la realtà andava affrontata con altri strumenti (emozioni, ad esempio) rispetto alla ragione”. Per ritrovare la dimensione del naturale la Maraini, Pasolini, Moravia e talvolta Maria Callas, hanno viaggiato attraverso sperduti luoghi dell’Africa, dove l’intellettuale dimostrava, con i suoi atteggiamenti di coltivare “il sogno dell’innocenza, macchiato dalla borghesizzazione della società”.

Inoltre, proprio questa società borghese opprimeva, agli occhi di Pasolini, gli intellettuali con un fortissimo sistema di censura, come nel caso di Bernardo Bertolucci, che per evitare di perdere per sempre la pellicola di “Ultimo Tango a Parigi” dovette trovare un nascondiglio segreto in cui preservarla. L’idea di Pasolini e degli altri intellettuali, di progredire verso una maggiore apertura dei rapporti umani, era ed è ancora alla base della differenza di atteggiamento tra “la voglia di incontrarsi di ieri e la difesa di una comunità unita a favore della libertà di pensiero” e “la necessità di incontrarsi per discussioni pubbliche di oggi, senza alcuna condivisione di valori”. 

 A seguire, nella seconda parte della discussione, è stata data ampia risonanza alle domande degli studenti, a cui la Maraini ha risposto con infinito garbo e delicata eleganza, cercando sempre la conferma delle sue affermazioni nell’assenso dei suoi interlocutori. Tra i punti più salienti toccati, sicuramente alcuni vanno riproposti.

In primo luogo, interessante è stata la risposta data alla domanda: “Cosa penserebbe Pasolini dei nostri giorni?”. Per Dacia Maraini infatti: “egli sarebbe molto preoccupato, sarebbe dalla parte dei perseguitati, degli umili. Riguardo alla quotidianità, sarebbe critico verso i movimenti, i modi di stare al mondo, e spesso avrebbe ragione. Pasolini aveva il sentimento dell’universalità, ed è per questo che ancora oggi piace. Seppur a volte apocalittico, spesso andava vicino alla verità delle cose, ed in questo momento storico avrebbe potuto ipotizzare l’estinzione del genere umano, derivata dalla distrazione verso l’ambiente ed il pianeta. Questo perché il progresso non può essere esclusivamente scientifico, deve essere anche proprio dell’individuo razionale”.

Secondariamente, interpellata a varie riprese sull’attivismo di Pier Paolo Pasolini e sulla sua percezione inerente ad altre due tematiche sociali di estrema rilevanza, quali femminismo ed aborto, Dacia Maraini racconta come: “Pasolini, avendo subito l’amarezza della critica per il suo essere omosessuale, era più spinto alla sfida sociale, a rischiare la sfida. Purtroppo, era spesso assurdamente temuto dalla gente, ed è finito per pagare le sue posizioni […] lui s’è l’è presa persino con le organizzazioni omosessuali ree di essere privilegiate, con gli studenti occupanti del 68”. Riguardo all’aborto, la scrittrice fiorentina rimarca la dura visione morale di Pasolini così come la sua posizione legalmente progressista. “Per lui qualsiasi donna era madre, il suo rapporto madre-figlio ha fatto sì che vedesse nell’aborto la cacciata dal paradiso, per Pasolini era orribile, prescindendo dal fatto che fosse assolutamente d’accordo che, pur ritenendolo una violenza, fosse imprescindibile riconoscerne la sua legalità, fosse necessario per la donna poter decidere sul suo corpo, e la colpa di questa incapacità decisionale era derivata dalla società contemporanea”.

In conclusione, anche la riflessione sulla tecnologia, merita di essere menzionata: “Pasolini aveva intuito il pericolo dell’omologazione, della globalizzazione, della mercificazione del rapporto uomo-bene materiale”. Ed è proprio questa una delle più grandi eredità culturali e uno dei più pregnanti moniti sociali che il genio intellettuale di Pier Paolo ci ha lasciato.

La presenza e la voce magnetica di Dacia Maraini, hanno inspessito il livello di discussione intellettuale della prima del Club del Libro LUISS, ed il Dome 2, pieno di studenti ammaliati dalle sue parole coinvolgenti e posate, le ha tributato un lunghissimo applauso, quasi una standing ovation, meritatissima per la sua storia, la sua carriera, la sua saggezza, ma soprattutto per aver regalato a tutti, ospiti compresi, una serata di livello culturale altissimo, una di quelle serate di cui le università dovrebbero vivere, una di quelle serate, che speri non finiscano mai, perché se è vero che “la scrittura è un’arte, un’arte artificiale, che ha bisogno di una sua specifica costruzione e competenza”, Dacia Maraini ha saputo proiettare la narrazione precisa dei suoi romanzi, all’interno di un’aula universitaria, dove i suoi ascoltatori si sono impersonati nel protagonista dell’opera, Pier Paolo Pasolini, e hanno udito la sua storia aspettando con il fiato sospeso, la conclusione.

A cura di Nicola Ragazzi

Redazione

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