16 Maggio 2024 - 1:28
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Nel segno di suo fratello: seicentosessantacinque più uno

Il 6 gennaio 1980 Piersanti Mattarella, allora Presidente della Regione Sicilia, allievo di Aldo Moro, tra le 12.30 e le 13.00 venne freddato nella sua berlina scura da otto colpi che cambiarono la storia della sua famiglia e della Sicilia intera, che si avviava sempre di più ad essere il teatro del famoso rapporto Stato-mafia che ha per decenni terrorizzato l’Italia. Era ancora vivo quando suo fratello Sergio lo estrasse morente dalla macchina per cercare di prestargli soccorso: lo guardò, lo vide cosparso di sangue e prima che fosse troppo tardi gli promise che avrebbe proseguito ciò che il fratello per anni aveva compiuto: “Avrebbe lottato contro la mafia”. Sergio Mattarella venne affiancato nella sua lotta da Rocco Chinnici, fondatore del famoso “pool antimafia” e da altri collaboratori che contribuirono a ricostruire il quadro della situazione. In un appunto relativo al 27 gennaio 1981 si narra che il Piersanti, tornando da Roma dopo un fitto colloquio con il Ministro dell’Interno Rognoni, disse al suo capo di gabinetto, la dottoressa Trizzino: “Se si sapesse quello che ho detto al ministro Rognoni mi ucciderebbero certamente”; Il documento però non venne allegato al rapporto per il veto dei superiori. Il contesto nel quale il professor Mattarella e Chinnici si ritrovarono era molto critico e complesso: importanti magistrati del tribunale di Palermo avevano dei rapporti stretti con esponenti di spicco della politica, tanto da archiviare indagini che erano tenuti a svolgere; non a caso Piersanti aveva confidato al Ministro che il leader dell’epoca della Dc siciliana Salvatore Lima, aveva un intreccio di relazioni con i vertici di “Cosa Nostra” per la gestione di appalti nella Regione, al quale egli si era opposto apertamente e concretamente. Questa situazione, rappresenta semplicemente un esempio di ciò che accadde in quegli anni in Sicilia, dove la morte di tanti uomini veniva seguita da atteggiamenti di omertà e corruzione, capaci di mischiare le carte in tavola e cancellare definitivamente prove che avrebbero potuto essere essenziali per i processi e che avrebbero sicuramente fatto condannare chiunque avesse avuto un atteggiamento di collaborazione al sistema. Ricordiamo con dispiacere, ad esempio, l’agenda rossa di Paolo Borsellino, misteriosamente scomparsa subito dopo l’attentato di Via D’Amelio. Il Professore continuerà a lottare per quella verità (che può sembrare una magra consolazione) per tanti anni ricordando quotidianamente gli occhi pieni di tristezza e al tempo stesso di speranza di suo fratello, il giorno dell’attentato. Il 31 gennaio 2015 Sergio Mattarella è stato eletto Presidente della Repubblica, votato da 665 grandi elettori più uno speciale, suo fratello.

Redazione

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