29 Aprile 2024 - 5:24
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Lettera ad una Capitale

Ma davvero l’Italia è uscita dalla crisi? L’Italia è ferma al palo? Ha ancora profonde difficoltà strutturali? Intorno a questi interrogativi hanno ragionato i relatori del convegno “Crescita vs Crisi“ organizzato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin all’hotel Parco dei Principi. Al dibattito hanno preso parte numerosi esponenti del governo, dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, al ministro degli Affari Esteri Angelino Alfano e dello sviluppo economico Carlo Calenda, esponenti di rilievo del mondo dell’imprenditoria della cultura e delle professioni . Tra i presenti Pierluigi Bartolomei, Preside della Scuola Professionale ELIS, Centro dove vengono promosse attività formative indirizzate allo sviluppo delle competenze professionali e relazionali, che fu inaugurato da Papa Paolo VI e da San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei.

Lei durante il suo intervento ha citato Don Milani, che come sappiamo insieme ai suoi ragazzi scrisse “Lettera ad una professoressa” in denuncia di un sistema scolastico che non funzionava. La mia domanda è: lei cosa scriverebbe in una “ Lettera ad una Capitale”?
Dunque più che ad una capitale, così in senso astratto, scriverei ai cittadini della capitale, e gli direi che in qualche modo la colpa non è sempre e soltanto dei politici, ma è una questione di responsabilità personale. Noi come scuola abbiamo adottato l’orologio ad acqua del Pincio qualche anno fa, perchè avevamo un corso per orologiai e l’abbiamo fatto gratis per i cittadini romani, grati alla città che ci ospita. Allora, in qualche modo non si può sempre e solo dire “E’ il Sindaco di turno, o il politico, che non fa nulla”, io credo che in prima istanza dipenda da ciascuno di noi. Con questa scuola vogliamo riprendere per esempio il quartiere, dar luogo alla sussidiarietà, cioè al bottom-up, non sempre le soluzioni arrivano verticalmente dai politici, dai manager dalle persone che contano, ma dipende da ciascuno di noi. Dobbiamo smettere di guardare il mondo come se fosse un quadro. Noi siamo più o meno tutti sui social network e spesso quello che facciamo è indignarci, mettiamo un pollice verso oppure un like o cancelliamo un’amicizia, ma questo però non ci sprona all’azione; magari rimaniamo indignati, le cose non ci piacciono, ma non facciamo nulla. Io ai cittadini romani direi proprio che dipende da ciascuno di noi, che dobbiamo smettere di lagnarci e che c’è un mare di bene da fare e che ciascuno deve sentire questa spinta perché lo deve principalmente ai giovani. Parlo agli over 40: i giovani sono una grande risorsa perché hanno delle grandi idee e se forse hanno smesso di sognare è perché noi abbiamo smesso di fare gli adulti, molti di noi si vestono addirittura come i ragazzi e abbiamo occupato anche un po’ il loro spazio di manovra; forse siamo stati noi a soffocare i loro sogni, quindi io direi “nessun dorma”. Questo è un po’ il motto. E poi di compiere ciascuno il proprio viaggio, come ha fatto Telemaco, e non bisogna essere per forza Ulisse. Anche un giovane come lui compì un viaggio per capire chi era suo padre.La vita è un viaggio e, appunto, il viaggio mette in moto delle energie, bisogna orientarsi, bisogna stabilire una meta, bisogna condurre la nave, bisogna alzare le vele, cioè bisogna fare delle cose. Quindi bisogna fare! Bisogna che ciascuno entri nel “Partito del Fare” e che smetta di lagnarsi. Questo direi ai cittadini romani.

Molti dei nostri concittadini non sono a conoscenza dell’impegno che associazioni come la sua mettono ogni giorno in favore dei più bisognosi. Perché , secondo lei, iniziative, azioni simili non fanno notizia se non dopo aver ottenuto grandi successi?
C’è una legge piuttosto perversa che in qualche modo alimenta la notizia e che addirittura la crea. Non so se avete mai sentito parlare delle “Tre S”: sesso, sangue e soldi. Le notizie se non hanno queste tre caratteristiche, o una delle tre, non sono considerate notizie, e quando una cosa non è notizia non viene pubblicata. Ci sono tante brave persone e tantissime belle notizie, il mondo non è come ce lo rappresentano; conosco molte persone “invisibili” a cui non piacciono le passerelle di alta moda, o a cui non piace venire ai convegni come questo, ma che fanno il loro lavoro in maniera nascosta, silenziosa, però molto efficace, e pretendono addirittura di non essere nominati, di non essere in qualche modo esposti, perché perderebbe la loro efficacia. Quindi tutto sommato non interessa molto che quella notizia buona sia scritta su un giornale, quello che invece è significativo è che quell’atto, quel gesto sia come i cerchi che si formano quando si lancia un sasso in uno stagno, un’azione che abbia degli effetti concentrici e che pian piano si espanda e che faccia il bene comune.

 

A cura di Francesca Feo

Foto di Gabriella Paternò

Redazione

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