14 Maggio 2024 - 22:27
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Intervista al Capitano Samantha Cristoforetti

Samantha Cristoforetti sarà la protagonista della missione Futura dell’Agenzia Spaziale Italiana. A 37 anni è la prima donna italiana a varcare i confini del pianeta Terra: vivrà per ben sei mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale. La partenza è programmata dalla Città di Bajkonur (Kazakistan) per il 24 Novembre (il 23 sera in Italia). Noi non abbiamo resistito, ed abbiamo parlato di Spazio proprio con Lei.
Quando l’ho chiamata, tre settimane prima del lancio, si trovava nella Città delle Stelle in Russia, per gli ultimi preparativi. Pochi minuti a disposizione, ma Samantha parla senza fretta, con una voce forte e decisa, sicuramente pronta per quest’avventura fuori dall’ordinario.
Capitano Cristoforetti, Lei è pilota dell’Aeronautica Militare, conosce cinque lingue, ha una laurea in Ingegneria meccanica con specializzazione in propulsione aerospaziale, tra meno di un mese sarà la prima donna italiana a volare nello spazio. Saranno tantissimi gli italiani a tifare per Lei, come si sente?
Devo dire che in questi giorni sono molto, molto tranquilla, molto serena. Sento un forte senso di appagamento: quella gioia di sapere che tanto è stato fatto. Ormai ho concluso l’addestramento, abbiamo fatto gli esami finali la settimana scorsa e sono andati benissimo. Con molta serenità guardo a queste ultime settimane di attesa. Chiaramente immagino che il giorno prima della partenza questo sentimento di pace e tranquillità lascerà il posto ad un’emozione più esuberante, magari anche ad un po’ più di euforia e ad un po’ d’apprensione.
Davvero la Sua storia è iniziata guardando le stelle?
Sicuramente sono state una componente importante: ricordo che da bambina, da adolescente, passavo molto tempo a guardare le stelle di notte, sebbene non sia un’astrofila ho sempre subito il fascino, il senso di meraviglia, di mistero che trasmette il cielo stellato.
Sei mesi nello spazio sono un periodo molto lungo. Oltre i panorami spettacolari, cosa si aspetta?
Mi aspetto naturalmente una missione ricca di esperienze. Oltre che da un punto di vista professionale, anche da un punto di vista personale, dove aspetto di vivere questa trasformazione da essere umano a spaziale.
Di cosa si occuperà lassù?
Non ho un compito mio che farò io per sei mesi, siamo in sei, e siamo tutti addestrati a svolgere molteplici attività. Sarà poi la pianificazione da Terra a decidere giorno per giorno la divisione dei compiti.
Crede nell’esistenza di vita, oltre la nostra?
Sono aperta alla possibilità, ma non ne faccio una questione di fede. Non ho una risposta preconfezionata, cioè credo o non credo, sono aperta semplicemente alla domanda e magari un giorno alla risposta.
Perché andare nello spazio? Cosa spinge le migliori menti italiane ed europee, ad andare in orbita?
Credo un elemento sia la ricerca scientifica: ci andiamo per aumentare le nostre conoscenze. Possiamo inoltre, per certi versi, imparare a migliorare la nostra vita a Terra, e poi pian piano ampliare le nostra possibilità nel cosmo. Da quasi 15 anni gli esseri umani sono presenti stabilmente nello spazio: sono i primi passi, pian piano si allargheranno le frontiere, i confini dove un giorno potremo vivere, abitare, lavorare, cercare le risposte ai quesiti che da secoli muovono gli esseri umani. Un giorno potrebbe dipendere anche da questo la sopravvivenza della razza umana, perché non si sa mai cosa può succedere. Non voglio in nessun modo creare panico, però è una possibilità che esiste.
Sembra una persona molto determinata. Quanto è dura la strada per le stelle?
La strada è dura, e credo che di determinazione ne serva parecchia. Però lì aiuta molto la motivazione. L’impegno quotidiano non è che venga dal niente, viene da una motivazione, dall’aver avanti un obiettivo, dal prostrarsi per un traguardo, la cui forza dà la capacità di sostenere un impegno prolungato anche per diversi anni.
Ci vuole molto coraggio per fare questo mestiere?
In verità non credo ci voglia un coraggio particolare, siamo persone attratte da questo tipo di vita, attratte dalla possibilità di andare nello spazio. Il coraggio è un’altra cosa, è trovare la forza di fare ciò che non vorresti fare. Non credo quindi che gli astronauti siano particolarmente coraggiosi, in questo senso, a meno che non intendiamo il coraggio nella sua forma più banale, come superamento della paura per il rischio fisico.
Crede che la Stazione Spaziale Internazionale, un posto così lontano dalla Terra, sia un luogo dove ci si possa sentire soli?
Io non credo che ci sia alcun motivo per sentirsi soli, in particolare sulla Stazione Spaziale Internazionale. La solitudine è uno stato della mente, ci si può anche sentire soli in mezzo a tante persone, e ci si può sentire non soli anche quando magari si è lontani. Peraltro a bordo siamo sei, siamo costantemente con altre persone, la solitudine dunque la si deve proprio cercare, magari è anche difficile da trovare. Ma non è una cosa che mi preoccupa.
Capitano ha paura?
No, in questo momento sicuramente no, sono molto tranquilla, molto serena.
Samantha Cristoforetti è pilota dell’Aeronautica Militare. Con gli ultimi astronauti italiani, Vittori e Parmitano ha in comune una lunga carriera iniziata nell’Accademia Aeronautica, un polo d’eccellenza tutto italiano. Una bella soddisfazione.

“Mi riempie di orgoglio il fatto che Samantha Cristoforetti, e altri astronauti abbiano coronato questo sogno raggiungendo questo traguardo di eccellenza, del resto lo spazio è l’estensione naturale del nostro ambiente di lavoro: il cielo. Chiaramente questo è frutto di studi e sperimentazioni che da anni l’Aeronautica pone in essere ed è per questo che la gran parte degli astronauti Italiani viene dall’Accademia.” Col. Maurizio Ortenzi, Comandante dei corsi dell’Accademia Aeronautica.

Di Luca Jucan Sicignano

Redazione

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