29 Aprile 2024 - 22:04
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Intervista a Flavio Zanonato

Politico italiano del PD, ex Sindaco di Padova e Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Letta. Da maggio 2014 è parlamentare europeo nel gruppo S&D.

Gentile Dott. Zanonato, innanzitutto la ringrazio a nome di tutta la redazione di Globe Trotter per averci concesso questa intervista e soprattutto per essere un nostro fedele “follower” su Twitter. Vorrei commentare con Lei i risultati del semestre italiano di presidenza del Consiglio UE, conclusosi lo scorso 31 dicembre 2014, alla luce delle principali sfide che caratterizzano il contesto europeo: la crescita economica, l’aumento dell’occupazione e il rafforzamento dei diritti e delle libertà fondamentali.

La Presidenza Italiana è riuscita, secondo Lei, a cambiare la direzione di marcia dell’UE e a dare nuovi impulsi all’attività politica bloccata da populismo ed euroscetticismo?

Populismo ed euroscetticismo sono gli effetti collaterali della crisi economica: si tende a cercare il nemico, il capro espiatorio, cui dare la colpa di tutto, e la colpa è stata data all’Europa. Una cosa è certa: sicuramente la politica di austerity e il pensiero liberista che ha dominato in questi anni in Europa hanno fallito. La Presidenza italiana è riuscita ad aprire dei varchi importanti: penso, innanzitutto, al nuovo approccio rispetto a crescita e investimenti tradottosi nel “Piano Junker” ma anche al ruolo guida assunto su temi caldi come l’immigrazione e la crisi russo-ucraina. Da non sottovalutare è stato inoltre il ruolo decisivo assunto dall’Italia durante i negoziati per l’adozione del bilancio rettificativo 2014 e del bilancio 2015. D’altra parte, credo dobbiamo lavorare con crescente determinazione su occupazione, crescita sostenibile, innovazione e sviluppo oltre che su temi fondamentali quali la solidarietà tra popoli e i diritti sociali.
In qualità di membro della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, quali sono state le principali attività parlamentari su questi temi? Guardando al nostro paese, in che modo verrà promossa e sostenuta la competitività delle PMI?

Uno dei primi temi di cui la Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia si è occupata in questa nuova legislatura è la necessità della creazione di un’Unione energetica e di una strategia sulla sicurezza energetica comune; le misure da concretizzare riguardano la diversificazione delle fonti energetiche, una legislazione europea per gestire a livello comunitario l’offerta di energia elettrica e una maggiore cooperazione e trasparenza tra Stati membri da realizzarsi mediante una diplomazia energetica che consenta all’Ue di far valere il proprio peso nei mercati internazionali dell’energia.
Per quanto riguarda le PMI, un momento chiave sarà la revisione dello “Small business act”. I lavori parlamentari in atto sono incentrati sulla semplificazione amministrativa e sull’accesso al credito; alta rimane l’attenzione sulla necessità di uniformare le legislazioni che governano le PMI all’interno dell’Unione Europea.

Come giudica, in qualità di membro della Delegazione per le relazioni con l’India, l’incertezza di diritto attorno al caso dei due marò Latorre e Girone? L’elezione di Federica Mogherini ad alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ha portato passi avanti in merito?

Quando penso alla vicenda dei Marò rifletto sempre su quanto potremmo contare – come Europa – se fossimo una vera comunità politica. Oggi, di fatto, l’Italia – neanche 60 milioni di abitanti – pone il problema all’India, che ha 20 volte la popolazione dell’Italia. I rapporti di forza sono sbilanciati, non abbiamo il “peso” per incidere in questa vicenda, ed il problema si trascina. Ma se il problema fosse posto all’India dall’Europa, prima potenza economica del mondo? L’Alto Rappresentante per la politica Estera Federica Mogherini farà sicuramente in modo di lavorare per raggiungere una soluzione accettabile per entrambe le parti. In questi primi mesi di mandato mi sembra evidente con quanto lavoro e quanta serietà stia raccogliendo le enormi sfide di politica estera cui stiamo andando incontro. Penso soprattutto al modo in cui sta coordinando le delicatissime dinamiche della questione Russo-Ucraina e Libica che richiedono uno sforzo diplomatico comune e condiviso.

“Stati Uniti d’Europa”, così definisce il suo sogno. Ci può spiegare cosa intende?

Si tratta di un sogno che parte dai numeri, non da una semplice suggestione. Si usano spesso tre numeri per definire l’Europa: 7, 25, 50. Siamo il 7% della popolazione mondiale, produciamo il 25% del Pil e in Europa viene speso il 50% della spesa in Welfare (scuola, sanità, servizi) di tutto il mondo. Siamo la prima economia al mondo – un Pil di 17 mila miliardi di euro – più di Usa e Cina, ma dobbiamo competere con colossi. La Cina, 1 miliardo e 600 milioni; l’India, 1 miliardo e 300 milioni di persone. Realtà che agiscono come un unico soggetto. Se vogliamo competere nella globalizzazione, se vogliamo essere all’altezza delle sfide con realtà enormi, dobbiamo presentarci come Stati Uniti d’Europa. Neanche la Germania, da sola, ce la fa. I singoli Stati nazionali rischiano di essere marginalizzati. Oggi in Europa prevale la conservazione di un sistema di equilibrio tra gli Stati; ma è necessaria la forza del sogno degli Stati Uniti d’Europa, la forza di una visione che ci permetta di fare ciò che conviene ad un futuro che non si rassegni ad un lento declino. L’Europa sta invecchiando, siamo il 7% della popolazione, ma qui vive solo il 4% degli under 29. Gli Stati Uniti d’Europa sono la dimensione per tornare a scrivere – concretamente – una nuova stagione di opportunità e progresso.

In corrispondenza della conclusione del semestre europeo di presidenza italiana, la politica interna del nostro paese è stata caratterizzata dalle dimissioni di Giorgio Napolitano e dalla seguente elezione di Sergio Mattarella a nuovo Presidente della Repubblica. Qual è il suo ritratto dell’ex inquilino del Quirinale e cosa, invece, si aspetta dal nuovo? Condivide la scelta del premier Renzi?

Il Partito Democratico si è dimostrato molto unito nella scelta di Sergio Mattarella e questa unità – ben guidata da Renzi, in collaborazione con Bersani – ha permesso di allargare il consenso attorno ad una figura che stimo; era una delle scelte dello stesso Bersani, nel 2013, ma Berlusconi preferì convergere su Marini. Mattarella è un vero uomo dello Stato, una personalità dalla schiena dritta, la cui storia – dalla lotta alla mafia che gli ha ucciso il fratello alle dimissioni da ministro contro la Legge Mammì – rappresenta una garanzia per la guida della Repubblica. Mi aspetto che – con l’attenzione alle persone più in difficoltà, agli ultimi e penultimi – ricostruisca un patrimonio di solidarietà, umanità e valori che vada a ricucire la fiducia tra Istituzioni e cittadini.
A Giorgio Napolitano va detto grazie. Gli sono legato da una lunga amicizia, è sempre stato un riferimento; una persona di straordinaria cultura che, nei suoi nove anni al Colle, ha saputo prendere per mano il Paese conducendolo fuori dalla nebbia. La sua lucidità ha permesso di evitare che il tramonto di Berlusconi trascinasse con sé tutto il sistema ed è sempre stato lui – con generosità – a tirare fuori dal caos un Parlamento che – dopo le elezioni del 2013 – era incapace di individuare il suo successore. Viviamo tempi complessi, la fiducia nelle Istituzioni non è mai stata così bassa, ed è per questo che personalità del livello di Giorgio Napolitano – così come Sergio Mattarella – diventano ancor più preziose per la tenuta della democrazia del nostro Paese.

Redazione

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