28 Aprile 2024 - 9:58
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“Vado a morire!” La lettera del giovane resistente che ha commosso la Francia

Per la maggior parte degli italiani il suo nome è sconosciuto, per la maggior parte dei parigini è innanzitutto quello di una stazione metro. D’altra parte per qualcun altro interessato di letteratura è uno dei dedicatari della celebre poesia del poeta surrealista Louis Aragon “La Rose et le Reseda”.

Per altri ancora, è l’oggetto di un culto esagerato rispetto ai suoi modesti atti di resistenza.

Per tutti, resterà nelle memorie come quel ragazzo di 17 anni di cui la lettera scritta a sua madre qualche ora prima di essere fucilato dai tedeschi è letta in tutti gli istituti francesi nel giorno dell’anniversario della sua morte, il 22 Ottobre, tradizione iniziata dal presidente Sarkozy all’indomani del suo insediamento all’Eliseo. Molto bene. Ma allora, chi era veramente questo Guy Môquet di cui le ultime parole sono ritenute così importanti tanto da dover essere ritenute da esempio per tutti i giovani studenti francesi?

La sua vita va intesa come quella di un qualsiasi ragazzo parigino. Il liceo Carnot, i primi amori, lo sport, gli amici, il modello paterno e il credere con veemenza in qualcosa, in un modo così ardente e allo stesso tempo ingenuo tipico dei ragazzi. Ebbene, parlando di Guy Môquet, non si può trascendere dal citare la sua quasi integralista fede nell’ideologia comunista, ma che, tuttavia, pur sempre onorandola, è disposto a mitigare. Guy Môquet è infatti da principio un resistente, il cui fine è quello di liberare la Francia, “bella prigioniera dei soldati” invasori tedeschi.
“Bella prigioniera dei soldati” è una locuzione ripresa dalla poesia già sopraccitata “La Rose et le Reseda”, ritenuta uno dei capolavori della poetica francese dei primi del novecento.
Louis Aragon dedica questa poesia a quattro resistenti: Honorè d’Estienne d’Orves e Gilbert Dru cattolici, Gabriel Pèri e Guy Môquet comunisti. Ecco che la rosa, fiore per antonomasia scarlatto, sta a indicare l’animo socialista della resistenza, mentre la reseda, fiore dai petali bianchi, rappresenta la matrice cattolica. Il dualismo che la poesia ripercorre tra queste due fazioni si concilia in una strofa che risuona come un monito alla fine di ogni verso: “colui che credeva al cielo, colui che non ci credeva”.
Pertanto la poesia celebra il coraggio di uomini che riuscirono a superare le loro convinzioni personali di religione e politica al fine di collaborare insieme per una nobile causa: liberare la Francia dagli invasori tedeschi.

Questo è il messaggio che ogni 22 Ottobre i docenti francesi si impegnano a tramandare ai propri studenti. Nella visione quasi agiografica che la Francia dedica a Guy Môquet, non vi è soltanto quella di un ragazzo dotato di intrinseca motivazione e coraggio, ma vi è un ideale, lo stesso ideale che spinge ad eludere le spesse cortine ideologiche consentendo un dialogo costruttivo, dove i pregiudizi lasciano il passo ai valori. La lettera che Guy scrisse, consapevole della sua infausta sorte, è quella di un ragazzo normale, un ragazzo che però aveva compreso che la partigianeria e  i preconcetti individuali non debbano essere un limite alla collaborazione e alla fratellanza sociale.

La sua consapevolezza è auspicata divenire la consapevolezza di tutti i ragazzi di una Francia così varia e divisa. Un monito perentorio e universale, sul quale riflettere e ragionare.

“Mammina cara, mio piccolo adorato fratello, amato papino, vado a morire! Quel che vi chiedo, a te in particolare mammina, è di essere coraggiosi. Io lo sono e voglio esserlo al pari di quanti son passati prima di me. Certamente, avrei voluto vivere. Ma ciò che desidero dal profondo del cuore, è che la mia morte serva a qualche cosa. A te, papino, e anche alla mammina, se per caso ti ho dato delle pene, ti saluto per l’ultima volta. Sappi che ho fatto del mio meglio per seguire la strada che mi hai tracciato. Un ultimo addio a tutti i miei amici e a mio fratello che amo molto. Che egli studi bene per diventare, più avanti, un uomo. 

17 anni e mezzo! La mia vita è stata breve! Non ho alcun rimpianto, se non quello di lasciare voi tutti. Vado a morire insieme a Tintin e Michels. Mamma, quel che ti chiedo e voglio che tu me lo prometta, è di essere coraggiosa e di vincere il tuo dolore. Io non posso fare di più. Vi lascio tutti, tutte, te Mamma, Serge, Papà, vi abbraccio con il mio cuore di ragazzo. Coraggio, il vostro Guy che vi ama”.

Guy

Ultimi pensieri: a voi che restate, siate degni di noi, i 27 che stanno per morire!”

 

A cura di Matteo Mariani

Redazione

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