27 Aprile 2024 - 10:30
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#WeAreAllKenyans #147notjustanumber! UN SILENZIO ASSORDANTE.

Lo scorso 3 aprile gli estremisti di al-Shabaab hanno attaccato un campus universitario a Garissa, in Kenya. Introdottosi nei dormitori, il commando ha preso in ostaggio studenti cristiani, lasciando andare una quindicina di studenti musulmani.

147 ragazzi kenioti brutalmente uccisi in nome della religione, stesi in pozze di sangue, sul pavimento delle loro aule.

Una strage maggiore in termini numerici, di quella compiuta alla redazione del quotidiano satirico, Charlie Hebdo.

Eppure la barbarie avvenuta nel college non ha scatenato più di tanto l’indignazione della comunità internazionale, nonostante le terribili immagini dei cadaveri.

“Il mondo non giri lo sguardo” ha detto Papa Francesco, nell’omelia di Pasqua.    Ma dove sono le marce dei capi di stato per le strade di Nairobi? Dove sono i tweet dei personaggi noti?  Dove sono gli intellettuali occidentali sempre pronti ad essere portavoce di messaggi,  purché politicamente corretti? Il mondo rimane inerte!

Il loro silenzio è assordante come la loro vigliaccheria. Un silenzio complice dei boia che stanno sterminando vite innocenti, nel nome di un’idea folle.

Siamo di fronte all’assurdo fenomeno della “ GERARCHIA DELLA MORTE”, che i giornalisti tentano di giustificare, sostenendo che l’impatto delle vittime risponde a criteri di prossimità.

Le vittime nazionali generano un interesse maggiore, mentre quelle straniere si riducono a cifre. Insomma la solidarietà sarebbe inversamente proporzionale alla distanza del luogo in cui avviene la tragedia.

Il giornalista del Guardian, Owen Jones, ha fatto un resoconto delle recenti vittime in Africa, dal Congo al Kenya ed ha confrontato la copertura mediatica con i morti dell’aereo Germanwings: “Alcune vite sembrano valere più di altre. Dimentichiamo le guerre nei Paesi senza peso strategico”.

Tutte attenuanti dell’indifferenza occidentale, ormai troppo difficile da nascondere.

Ma Al-Shabaab ha voluto colpire il più grande alleato contro il terrore: l’istruzione.

Evidentemente non basta questo per sentire vicina la tragedia.

Possiamo anche provare ad ignorare questo nodo terribile e duro, così come i nostri politici e i mass media hanno fatto sinora. Ma allora dovremmo rassegnarci al fatto che tali ingiustizie continueranno a ripetersi nel tempo,  sotto l’inosservanza del resto del mondo, in un’ingiustificata complicità con l’orrore.

 

Redazione

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