29 Aprile 2024 - 7:12
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L’eleganza primitiva al tempo di Matisse

“L’arte moderna è un’arte d’invenzione, parte come slancio del cuore. Per la sua stessa essenza, dunque, è più vicina alle arti arcaiche e primitive che all’arte del Rinascimento”.

La mostra “Matisse. Arabesque” presenta una rassegna di novanta opere di Henri Matisse, tra dipinti, costumi, disegni e sculture provenienti da importanti musei di tutto il mondo.

In questa esposizione non troveremo i lavori più noti dell’artista, ma ci viene offerta un’occasione per scoprire la sorprendente varietà della sua produzione. Si svela così una grande passione dell’artista per la cultura Africana e Orientale che ha studiato in numerosi viaggi e della cui misteriosa bellezza si è reso interprete. Zorah sulla terrazza, Pervinche-Giardino marocchino, Il paravento moresco, Marocchino in verdeGiovane con copricapo persiano, sono solo alcuni esempi: in questi pezzi l’osservatore viene trascinato in un vortice di colori, incantato da un’atmosfera sognante, spirituale, che rievoca scenari esotici filtrati da una visuale intensa e priva di qualsiasi stereotipo.

Ma non è solo il suo interesse per culture così apparentemente remote ad aver reso Matisse un precursore assolutamente unico nel suo genere. La creazione di abiti, costumi, come quelli che realizzò per i balletti dello spettacolo “Chantdu Rossignol” del 1920 (basato su una fiaba di Hans Christian Andersen), l’ideazione dei gouaches découpées,il talento per la decorazione e la versatilità per il disegno, oltre che il classico a matita e inchiostro su carta, alcuni particolari come quello ad inchiostro e gouache su carta (come ne l’arbusto), evidenziano il suo stile originale e modesto allo stesso tempo: “La massima semplicità coincide con la massima pienezza (…) Ma da sempre c’è voluto coraggio per essere semplici. Credo che non ci sia niente al mondo di più difficile. Chi lavora con mezzi semplici non deve aver paura di diventare apparentemente banale”.

Interessante il gioco di richiami tra interni ed esterni di Interno a Etretat e Interno con fonografo, in cui Matisse gioca con il motivo della finestra come metafora della pittura filtro tra il suo stato d’animo e il mondo esterno che consente di superare il confine del quadro ed unire la realtà dell’osservatore a quella del dipinto.

A chiudere la mostra I pesci rossi, che in un’esplosione di colori e flora tropicale, lascia non poche ambiguità visuali, atte a rendere il dipinto meno scontato e banale agli occhi di chi guarda.

 

Matisse. Arabesque

Roma, Scuderie del Quirinale

5 Marzo – 21 giugno 2015

Redazione

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