29 Aprile 2024 - 13:29
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Il Giorno del Ricordo: per rompere il silenzio

Come il 10 febbraio di ogni anno, oggi si celebra il Giorno del Ricordo, istituito con la legge numero 92 del 30 marzo 2004, “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. La data scelta non è affatto casuale, ma richiama il 10 febbraio 1947, quando fu firmato il Trattato di Parigi tra l’Italia e le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, con il quale il nostro Paese accettò di cedere alla Jugoslavia Fiume, Zara, gran parte dell’Istria e del Carso triestino e goriziano –  tutti territori su cui la sovranità italiana era stata già riconosciuta in epoca precedente all’avvento della guerra e del regime fascista, tramite un accordo con lo stato jugoslavo stesso. Perciò, agli italiani che non vollero né sottomettersi alla dittatura socialista instaurata dal Maresciallo Tito, né perdere la loro cittadinanza e identità nazionale, non rimase altra opzione che abbandonare le terre in cui avevano vissuto fino a quel momento, dove ormai erano degli “stranieri in patria”.

Dei 350.000 esodati, che sfuggirono anche ai massacri delle foibe la cui perpetrazione era stata iniziata dalle truppe di Tito subito dopo la firma dell’armistizio l’8 settembre 1943, molti emigrarono all’estero, mentre un numero consistente si stabilì in varie parti d’Italia, dove furono accolti in campi profughi appositamente creati. Tuttavia, gli esuli istriani, giuliani e dalmati non ricevettero l’accoglienza che sicuramente avevano sperato da parte della loro patria: vennero tacciati di fascismo e collaborazionismo, nonostante l’esodo avvenne puramente per una loro volontà di rimanere italiani e a prescindere dalla colorazione politica dei singoli. Inoltre, la stessa tragedia delle foibe finì nel dimenticatoio per un lungo periodo di tempo, benché ammontasse ad una vera e propria pulizia etnica ai danni della comunità italiana e della sua presenza, cultura e tradizione nelle terre del confine orientale. Le stime di questa sono ancora oggi oggetto di discussione, e variano dalle 5.000 alle 15.000 vittime, tenendo in considerazione che essendo le foibe delle cavità carsiche, molte potrebbero ancora non essere state scoperte.

L’istituzione del Giorno del Ricordo è stato un primo passo verso la rottura di quel muro del silenzio che per ragioni puramente politiche ha da sempre accompagnato la tragedia delle foibe e dell’esodo, iniziando a confinare finalmente in un angolo le tesi negazioniste e giustificazioniste. Grazie alla legge numero 92 del 2004, oggi gli studenti di tutte le scuole possono leggere e venire a conoscenza di avvenimenti che nel passato erano stati completamente esclusi dalla storiografia, segno che ad oggi essi hanno ricominciato a far parte della memoria storica nazionale, che è impegno di noi tutti promuovere e conservare, affinché importanti pagine di storia come questa vengano tutelate e diventino parte di una memoria generalmente condivisa.

A chi fosse interessato, segnalo la “Corsa del Ricordo”, una gara podistica che si terrà il 12 febbraio presso il Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, al fine di vivere come un momento di unione una giornata, un evento, che spesso ancora oggi continua a dividere gli italiani. Mentre se lo sport non fa al caso vostro, consiglio comunque una visita al Quartiere Giuliano-Dalmata, ex Villaggio Operaio dell’E42 dove nel dopoguerra ci fu un importante insediamento di esuli istriani, giuliani e dalmati che diedero vita ad una piccola colonia giuliana. Ad oggi è sede di varie associazioni che hanno assunto il compito di tenere unite le fila di questa comunità nazionale e internazionale, nonché del Museo Archivio Storico di Fiume, centro di documentazione regionale dell’esodo istriano-fiumano-dalmata.

 

 

A cura di Silvia Chioggia.

Redazione

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