15 Maggio 2024 - 9:46
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#figlisenzadiritti, ancora per quanto?

Ciao, il mio nome è Ruben. Ruben Conte Loi; e sono nato il 3 Agosto, a Barcellona. Vi state chiedendo perché io abbia due cognomi? Non sono nobile. Semplicemente ho due genitori, due mamme: mamma Daniela e mamma Marta.
Lo scorso Settembre l’Ufficio di  Stato Civile del Comune di Napoli aveva registrato il mio atto di nascita. Dopo qualche settimana  una signora, Gerarda Pantalone, ha stabilito che mamma Marta non è mia madre: è piuttosto una conoscente, una “aliena” che su di me non ha ascendente legale, sebbene trascorrerò con lei la mia intera vita.
Mamma Daniela e l’aliena Loi verranno a prendermi a scuola, mi accompagneranno dal medico quando ci sarà bisogno, prenderanno decisioni importanti per me: perché l’aliena Loi vede recapitarsi una serie di secchi e freddi “No” e mamma Daniela invece no? Io amo entrambe. E se un giorno mamma Daniela, per un motivo o per l’altro, non potrà essere presente e l’aliena Loi dovrà prendere qualche decisione per mio conto? Non potrà.

Figli di un dio minore, suggerisce qualcuno, ma probabilmente #figlisenzadiritti rende meglio l’idea. Esistono bambini con un padre e con una madre; poi esistono bambini con due papà o due mamme (per non parlare di quelli con un solo genitore).
Pare che il nostro ordinamento non faccia poi così tante fatiche a trovare le differenze fra questi diversi tipi di famiglia: da un lato bambini dignitari di una situazione giuridica che li tuteli completamente, dall’altro figli a metà, residui organici dell’evoluzione.

Per quanto l’adozione non sia ancora presa in considerazione dal nostro legislatore, il discusso ddl Cirinnà prevede l’istituto delle Stepchild Adoption: l’adozione del figlio biologico del partner.
L’istituto attraverso cui per Ruben e molti altri bambini è tutelata la superiore esigenza alla stabilità dei rapporti familiari ed il diritto ad essere mantenuti sino all’indipendenza economica.

Qualcuno ha anche pensato di proporre una sostituzione di tale istituto con un ignoto “affidamento perpetuo”: istituto cha ha come unico precedente la Kafalah islamica (in quanto il corano vieta l’adozione).
In sintesi, si propone l’abbandono di un istituto predisposto per la tutela delle esigenze del minore, per sostituirlo con un altro che rispetti esclusivamente le istanze degli adulti (in quanto l’adulto decide se mantenere la responsabilità genitoriale).

E tutto ciò affinché non si parli di filiazione? Affinchè non si legittimino famiglie che possano ledere la temporale sacralità di uno stereotipo in continua evoluzione nel corso dei secoli?
La domanda da porsi è la seguente: teniamo più agli stereotipi sociali oppure al benessere dei bambini? 

 

Redazione

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