14 Maggio 2024 - 11:23
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COSI E COSA: IL RITORNO DEI BARBARI

Il rispetto e la civiltà politica in questa fase turbolenta per la società italiana, paiono essere dei valori ormai lontani e dimenticati. Il linguaggio del ceto politico ha assunto sempre più toni ineducati e provocatori. Da Salvini a Renzi, da Gasparri a De Luca, il limite tracciato in tanti anni di protocolli e istituzionalità delle funzioni pare essere inevitabilmente superato. Si perché quando un limite viene superato è davvero difficile che tutto torni come prima. La canalizzazione verso l’incivilita è un passo che la politica ha avviato,  specchio di un paese diviso e rissoso. Nell’epoca della comunicazione veloce, ciò porta con se connotati di imbarbarimento totale che si proietta nelle sedi del dibattito dei cittadini. Abbandonati i bar sotto casa, il luogo della frustrazione penosa alle ragioni dell’altro, è diventato il web. Sempre più i rappresentati assumono il dire sconclusionato dei rappresentanti: il livore, la rabbia, l’insoddisfazione ha preso il posto del sano dibattito e del fruttuoso ragionamento politico che seppur in un epoca passata, ha rappresentato il vero punto di forza della nostra nazione, quello che l’ha fatta diventare grande. Quest’imbarbarimento ha radici profonde: nella contrapposizione politica eletta a tifo da stadio, nei vent’anni a contestare veline, Ruby e le leggi ad personam e nella precisa coscienza che il mondo italiano doveva essere ridotto ad un grande reality show, dove si può dire tutto e il contrario di tutto, dove vince il più televotato.

Il referendum è stato il redde rationem di questo metodo. La nuova classe dirigente al potere, anziché sottolineare gli aspetti unificanti di una nazione, ne accentua e ne esalta quelli divisivi: il punto non è dividere per comandare ma unire per crescere insieme.  Si perché le colpe sono condivise e chi ha oggi la responsabilità di guidare non può essere vittima di un sistema che dovrebbe governare. La fretta di cambiare non può essere un alibi, seppur efficacemente comunicativo. Così l’Italia non andrà avanti. Il linguaggio e i modi sono spie rosse accese ormai da tempo, a testimonianza dell’imbarbarimento della società che non si tira su con un mezzo punto percentuale di PIL recuperato.  Esasperare i toni crea tensione, la tensione prodotta ha effetto nelle urne ma alla fine, in questo universo mondo, chi si salva?  Nessuno ma avremo solo l’effimera sensazione, il giorno dopo,a risultato acquisito, di aver vinto o perso. Magre consolazioni che per noi, figli di famiglia, aspiranti cittadini padri del mondo che verrà, non possono bastare.  Je suis “accozzaglia”.

Redazione

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