26 Aprile 2024 - 2:22
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IMPROVVISAMENTE ROMA ovvero ELEGANZA E GRANDEZZA

“La vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita”. Il sottile aforisma di Wilde sembra aver pedissequamente rappresentato ciò che l’arte dei primi anni trenta del Novecento voleva e doveva necessariamente trasmettere. La forza dello stato totalitario, la grandezza e la magnificenza di una nazione costruita sul tramonto degli ideali e delle libertà, volge lo sguardo alla vita quotidiana, alla spettacolarità dell’architettura. Così Benito Mussolini, per celebrare i vent’anni della Marcia su Roma e la presa del potere da parte del fascismo, pianificò la realizzazione di un nuovo complesso: nacque quindi il quartiere dell’Eur. Il progetto, presentato da Marcello Piacentini nel 1938, impronta il complesso sulla tradizionale urbanistica classica romana, apportandovi elementi del razionalismo italiano, corrente architettonica predominante nei primi anni del Novecento. Esso prevedeva massicci ed imponenti edifici di marmo bianco, in ricordo dello splendore della Roma Imperiale. Edificio simbolo del complesso è il “Palazzo della Civiltà Italiana”, anche detto “Colosseo quadrato” opera di Guernini, Romano e La Padula.
Quasi come se volesse totalmente differenziarsi e dissociarsi dal complesso dell’Eur, sorge, poi, all’alba degli anni trenta, il quartiere “Coppedè”. Il complesso di edifici, prende in prestito dal suo stesso creatore la propria denominazione. Ad accogliere il visitatore, si staglia un maestoso arco con appeso un enorme lampadario di ferro battuto; lo stile in cui viene catapultato il curioso osservatore, è un particolarissimo intricarsi di arte barocca, greca, gotica, medievale e romana. Tutto rappresentato in un complesso di diciassette villini e ventisei palazzine dai caratteri sfarzosi ed insoliti per l’architettura affermatasi nel complesso dell’Eur. Nel cuore del quartiere, Piazza Mincio accoglie la “Fontana delle rane” intorno alla quale si ergono due dei più caratteristici edifici del complesso: la Palazzina del Ragno ed il Villino delle Fate. Il primo si ispira all’architettura assiro-babilonese, il secondo invece è totalmente composto da una prevalente asimmetria, con archi e fregi medievali sorti dalla fusione di diversi materiali, come marmo, laterizio, travertino, terracotta e vetro.
L’eleganza del quartiere Coppedè e la grandezza del quartiere dell’Eur rivelano la maestosità di Roma; essa accoglie in sé molteplici modelli artistici che racchiudono la storia di una città che da secoli si mostra allo spettatore colma di storia e di tradizione. La Capitale continua a respirare del passato come se quel passato non si fosse mai disperso nei secoli e come se il presente fosse, in realtà, la spettacolare presenza di un’ insuperabile impronta storica che mai potrà dissolversi nei secoli futuri.

Redazione

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