Rassegna Politica Italiana – 42° Settimana

Rassegna Politica Italiana – 42° Settimana

A cura di Greta Sonnoli

Toscana: Ampia vittoria di Giani, disastro per la Lega di Vannacci
13 Ott – Eugenio Giani, presidente uscente del Partito Democratico, è stato riconfermato alla guida della Regione Toscana con una vittoria netta e inequivocabile, ottenendo il 53,92% dei voti. Il successo del centrosinistra, sostenuto da una larga coalizione che includeva PD, Movimento 5 Stelle, Avs e Casa Riformista (con Italia Viva di Matteo Renzi), ha superato le aspettative, con un distacco di circa 15 punti percentuali dal suo principale avversario, Alessandro Tomasi di Fratelli d’Italia.
La vittoria di Giani, che ha scherzato e sorriso durante la serata elettorale, è stata interpretata come il trionfo di un approccio moderato e riformista, a fronte di una campagna elettorale della destra improntata a toni più radicali. Il suo profilo centrista, inizialmente visto con scetticismo da alcuni dirigenti del PD, ha invece dimostrato di essere un punto di forza, attirando l’elettorato più moderato. Il PD si conferma primo partito in regione, e la lista “Eugenio Giani Presidente – Casa Riformista” ha ottenuto un ottimo 9%, rafforzando la posizione di Matteo Renzi sul territorio. Anche AVS ha registrato un buon risultato, eleggendo per la prima volta consiglieri regionali. Il M5S, che nell’ultima legislatura era all’opposizione, ha sostenuto Giani con non pochi malumori e ottenendo un pessimo risultato (4,3%).
Dall’altra parte, la coalizione di destra, che sosteneva Alessandro Tomasi (fermo al 40,9%), ha faticato notevolmente. Fratelli d’Italia, pur mantenendo un buon 26% (in linea con le politiche del 2022), non è riuscito a trainare l’alleanza. La vera nota dolente è stata la Lega, che ha registrato un crollo significativo, scendendo al 4,5%. Questo risultato, nettamente inferiore alle elezioni precedenti e persino alle recenti politiche ed europee, solleva interrogativi sull’efficacia della strategia adottata, in particolare sulla centralità dell’ex generale Roberto Vannacci, responsabile della campagna elettorale. L’approccio polarizzante di Vannacci ha provocato malumori interni al partito e non ha evidentemente convinto l’elettorato toscano.
In questo contesto, Forza Italia è riuscita a superare la Lega, confermando un trend già osservato in altre regionali e potendo così rivendicare un maggior peso all’interno della coalizione di destra a livello nazionale. La vera rivelazione di questa tornata elettorale è Antonella Moro Bundu, candidata di Toscana Rossa (lista di partiti di sinistra radicale), ha ottenuto personalmente il 5,18%, senza però superare la soglia di sbarramento di lista.
L’affluenza alle urne è stata del 47,73%, in calo rispetto al 62,6% del 2020, testimoniando ancora una volta che il primo partito è quello degli astenuti.

Caso Zaia: Tensioni in casa centrodestra per le regionali in Veneto
14 Ott – Il presidente uscente del Veneto, Luca Zaia, che per limiti di mandato non potrà ricandidarsi alle prossime elezioni regionali del 23 e 24 novembre. Ciò ha rappresentato un elemento di forte tensione all’interno della coalizione di destra e, in particolare, per il suo partito, la Lega. Con un consenso personale enorme, culminato nel quasi 77% dei voti nel 2020, Zaia aveva minacciato di “diventare un problema reale” se gli fosse stato impedito di presentare una lista civica con il suo nome.
La richiesta di Zaia era stata osteggiata, soprattutto da FDI, che vedeva nella sua lista personale il rischio di sottrarre voti alla coalizione, e dunque ridurre il proprio potere negoziale nella futura giunta. L’accordo per sostenere la candidatura di Alberto Stefani – sempre in quota Lega – a presidente prevedeva infatti il veto sulla lista di Zaia.
Dopo giorni di incertezza e la netta posizione espressa da Zaia – “Prendo atto del no alla mia lista civica… se sono un problema vedrò di renderlo reale” – la situazione sembra ora aver trovato una sua risoluzione. Zaia ha annunciato che si candiderà come capolista della Lega in tutte le circoscrizioni provinciali del Veneto.
Questa mossa, se da un lato accetta il veto sulla lista personale, dall’altro permette a Zaia di capitalizzare il suo vasto consenso locale, portando un significativo numero di voti alla Lega e rafforzando il risultato complessivo del partito.
Nonostante la fine del suo mandato come presidente, questa decisione gli consentirà con ogni probabilità di mantenere una notevole influenza sulla politica regionale veneta. Il “problema Zaia” si è quindi trasformato in una strategia per garantire la sua continuità politica, seppur in una veste diversa.

Legge di Bilancio: tra prudenza e riforme mancate
15 Ott – La prossima Legge di Bilancio del governo Meloni si preannuncia all’insegna della prudenza, un approccio riconosciuto da enti come Banca d’Italia e la Corte dei Conti come “meritorio e doveroso” data l’elevata entità del debito pubblico italiano. I dati confermano una gestione oculata delle finanze, con un disavanzo in calo e un saldo primario tornato positivo, un percorso che dovrebbe consentire all’Italia di uscire dalla procedura per deficit eccessivo. Tuttavia, questa accortezza non è accompagnata da riforme strutturali significative per stimolare crescita e produttività.
La politica economica del governo, giunta alla quarta manovra, mostra una quasi totale assenza di misure a favore degli investimenti privati e della crescita, affidando gran parte della spinta propulsiva ai consumi (seppur modesti) e soprattutto al PNRR. Un affidamento, che l’Ufficio Parlamentare di Bilancio considera rischioso, dato il progressivo esaurimento degli stimoli del PNRR dal 2026 e i rallentamenti nell’esecuzione dei progetti. Le previsioni di crescita del PIL, già contenute, rischiano di essere ottimistiche, con l’UPB che stima una crescita annuale inferiore di circa lo 0,3%.
Tra le incertezze che ritardano la stesura finale della Legge di Bilancio vi è la discussione su una potenziale tassa sugli utili di banche e assicurazioni, che ha generato divisioni all’interno della stessa maggioranza e negoziati con l’ABI. Sebbene il governo abbia confermato l’intenzione di intervenire, i dettagli rimangono da definire.
Sul fronte delle spese, sono previsti interventi per le famiglie (3,5 miliardi di euro), un aumento delle risorse per la sanità (2,4 miliardi nel 2026 e 2,65 miliardi nel biennio successivo) e una nuova riduzione dell’IRPEF, con l’aliquota del secondo scaglione che passerà dal 35% al 33%. Si valuta inoltre una rimodulazione del calcolo ISEE, escludendo la prima casa sotto un certo valore catastale, e il prolungamento di alcuni bonus edilizi. Tuttavia, Banca d’Italia evidenzia che la spesa sanitaria rimane contenuta rispetto ad altre economie europee, e i salari reali, così come i redditi da lavoro dipendente, mostrano tendenze negative.
La presentazione del Documento Programmatico di Bilancio (DPB) alla Commissione Europea è avvenuta in ritardo, con il disegno di legge di bilancio ancora in fase di definizione. Il governo movimenterà circa 18 miliardi di euro, una cifra modesta rispetto agli anni precedenti. In un contesto dove le entrate tributarie sono state maggiori del previsto, aumentando però anche la pressione fiscale, in controtendenza rispetto agli obiettivi iniziali del governo. La mancanza di riforme per la produttività e la crescita rimane la critica principale, con un invito da parte degli esperti a investire maggiormente in ricerca, istruzione e supporto alle imprese.

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