In memoria di Ezio Tarantelli

In memoria di Ezio Tarantelli

L’idea di questo articolo nasce dall’incontro tenutosi presso la nostra università in data 26 settembre 2025. All’incontro su Ezio Tarantelli hanno presenziato diversi professori della facoltà di economia, oltre al già presidente della BCE Mario Draghi, allievo e stretto conoscente del docente scomparso quarant’anni fa.

Il 27 marzo 1985 Ezio Tarantelli veniva ucciso dai brigatisti all’infuori della Sapienza, a due passi dalla propria Citroen Cx rossa. Economista poliedrico, amico di sindacati e lavoratori, interessato alla concertazione e al neocorporativismo, il suo pensiero riecheggia nelle facoltà di economia come lo spettro di un’altra concezione della materia: differente per interessi, visione e volontà di cambiare il mondo.

Tanti i pensieri nella mente di Tarantelli. All’apice della propria attività intellettuale, nel mezzo della crisi inflazionistica degli anni ‘70, il professore dedicò molte delle sue energie alla ricerca sulla famigerata curva di Phillips. L’assunto per cui fosse inevitabile avere alta inflazione in cambio di bassa disoccupazione e viceversa rassomigliava agli occhi dello studioso quello di un dogma. Al contrario dei monetaristi, delle cui politiche economiche intravedeva gli effetti sul tessuto sociale a noi oggi noti, non si rassegnò ai modelli già esistenti, al doverli implementare acriticamente, accettando di sacrificare occupazione, welfare e diritti dei lavoratori sull’altare dell’inflazione, come propugnato dall’allora influente scuola di Chicago.

Ruolo di primaria importanza nel suo pensiero era affidato al sindacato, di cui rivendicava la necessità di porlo al tavolo della discussione insieme a Stato ed imprenditori, rendendolo un attore riconosciuto e non un “ostacolo all’arbitrio del padrone”, come era (ed è ancor più oggi) generalmente considerato. Dalla sua prospettiva di economista del lavoro, la concertazione tra le tre parti era l’unica via a poter garantire la tutela dei lavoratori e lo sviluppo dell’economia italiana.

Tra i primi a criticare la scala mobile, in cui gli stipendi erano legati alle fluttuazioni dell’inflazione generando una spirale prezzi-salari difficile a fermarsi, il professore ne pagò con la vita la riduzione. In realtà, Tarantelli non avrebbe mai voluto abolire del tutto il meccanismo come de facto accadde col Patto di San Valentino tra il governo e alcuni sindacati. Nella sua idea la riforma avrebbe dovuto esclusivamente modificare le modalità di determinazione salariale, lasciando parte dell’adeguamento all’inflazione ma legandone il rimanente alla produttività, e in caso di risultati positivi, a bonus di produzione. Ovviamente, il sindacato avrebbe avuto enorme voce in capitolo su tutto ciò.

A quarant’anni di distanza il mondo di Tarantelli sembra non essere mai realmente esistito. Nonostante i problemi di cui parlava rimangano, e rimarranno, di stretta attualità, la visione e le proposte da lui avanzate non trovano voce in nessuna componente sociale, e ancor meno orizzonte di essere riprese da queste. Convinti che there are no alternatives, la Storia ci insegna, oggi come sempre, che la volontà s’impone sul calcolo più preciso. Il punto non è trovare l’ottimale paretiano, ma chiedersi se questo lo sia veramente, e per chi. Il punto è ritrovare la Volontà, se ne si ha ancora.

Autore

  • Francesco Gangi

    Studente di Economics and Business, appassionato di economia, filosofia, storia ed arte. Direttore della rubrica di economia e diritto per il nostro giornale.

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