GLI SCIACALLI – IL DISASTRO DEI DIRITTI IN POLONIA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

GLI SCIACALLI – IL DISASTRO DEI DIRITTI IN POLONIA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Negli scorsi giorni, il parlamento polacco dominato dai conservatori nazionalisti di Diritto e Giustizia (PiS), ha discusso su una proposta di legge volta ad inasprire le già notevoli e pesanti restrizioni all’aborto in uno dei Paesi più conservatori d’Europa. A quanto pare, la proposta presentata dal comitato “Stop all’aborto”, presieduto dall’attivista pro-vita Kaja Godek, ha ricevuto il sostegno del popolo, della maggioranza, nonché del presidente Andrzej Duda, il quale ha dichiarato di essere “certamente pronto a firmare il disegno di legge”.

Questo appare naturale in quanto Duda è in corsa per un secondo mandato alle elezioni del 10 maggio. Come confermano le opposizioni, questa è la carta jolly che il presidente polacco starebbe sfruttando per riuscire ad ottenere il consenso della popolazione polacca.

L’attuale legge sull’aborto approvata nel 1993, prevede che questo possa essere concesso solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, gravissima malformazione del feto e stupro. Le modifiche che l’attuale governo vorrebbe apportare, se approvate, vieteranno alle donne di abortire proprio in caso di anomalie irreversibili del feto.

Sembra una mossa azzardata, oltre che discutibile: sono già circa 200 mila le donne che ogni anno ricorrono ad aborti clandestini o pillole di fortuna trovate su siti internet non verificati, mettendo spesso a repentaglio la propria vita. Se la legge dovesse essere approvata però, questo numero potrebbe aumentare considerevolmente. È la tutela del diritto alla salute, prima ancora del diritto all’aborto, che preoccupa i gruppi femministi.

Ma c’è di più: il governo ha anche presentato un disegno di legge chiamato “Stop pedofilia”, che criminalizza l’educazione sessuale e inasprisce la legge già approvata lo scorso ottobre. “Stop pedofilia” prevede la condanna a tre anni di carcere per chiunque «promuova o approvi rapporti sessuali o altre attività sessuali di un minore» e, addirittura, per chiunque risponda a quesiti di natura sessuale posti dai minori. La pena sarebbe soprattutto volta a intimidire insegnanti, educatori, medici. Anche questo, appare discutibile.

Precludendo, infatti, un’adeguata educazione sessuale ai giovani che ormai si approcciano molto presto al tema, si rischia di non permettere loro di sviluppare un’adeguata consapevolezza dei rischi e della necessaria prevenzione (non tutelando, così, il diritto al benessere sessuale), senza contare che l’informazione è importante anche per prevenire la cultura dello stupro.

Il lato più spaventoso di tale vicenda è che, sfruttando la propria alleanza con la Chiesa polacca con la quale giustificare i suoi poteri, Diritto e Giustizia ha accolto le richieste di oltre 800 mila cittadini che hanno firmato delle petizioni per l’approvazione di “Stop all’aborto” e “Stop pedofilia”.

La domanda quindi è: si tratta di buona e astuta propaganda o dilagante e preoccupante ignoranza?

Durante le più grandi e terribili tragedie dell’umanità, questa ha inevitabilmente conosciuto il fenomeno dello “sciacallaggio”. Ai tempi del Coronavirus, gli sciacalli più temuti e conosciuti sono quei truffatori che su internet e sulla vita reale avvicinano subdolamente la vittima (solitamente soggetti vulnerabili) per poi approfittare della situazione e sferrare il colpo fatale.

Quelli di Diritto e Giustizia, sebbene indossino giacca e cravatta e siano caratterizzati da un atteggiamento distinto, non sembrano poi essere così diversi. Anche loro, infatti, stanno cercando di trarre terribili e subdoli benefici dallo scenario apocalittico con cui l’umanità sta convivendo: il nuovo virus sta distraendo sufficientemente l’occhio attento dei media, i quali in questo periodo ritagliano uno spazio decisamente ridotto al disastro che in molti Paesi si sta consumando per via della rimozione di anni di lotte per i diritti, i quali ora più che mai sono in pericolo.

In più, le restrizioni che la Polonia ha dovuto adottare per superare la pandemia, rappresentano l’occasione propizia per tenere lontani i gruppi femministi in grado di interferire con le loro operazioni e organizzare manifestazioni in piazza. “Liberi tutti”,dicono quelli del PiS. Ne siamo proprio sicuri?

I gruppi femministi hanno deciso di non tacere e di non accettare passivamente la condanna imposta alla Polonia dal Parlamento. Così, hanno trovato modi alternativi per riuscire a protestare. “#ProtestAtHome” si legge sui cartelli mentre girano in auto o in bicicletta o, ancora, mentre creano dei picchetti (rispettando rigorosamente il distanziamento sociale) davanti ai supermercati.

Vogliono proteggere le loro concittadine e le nuove generazioni, costi quel che costi (anche qualche multa). Ma non sono sole: altri gruppi femministi europei, nonché importanti organizzazioni come Amnesty International, si sono uniti al loro coro per sconfiggere Duda.

Per adesso, i rischi corsi e gli sforzi fatti, sembrano essere stati ripagati: “Stop all’aborto” è stata rimandata in commissione per un ulteriore esame e, di conseguenza, il parlamento ha escluso che, per il momento, si possa pensare di rincarare la dose già troppo amara di una delle leggi sull’aborto più restrittive in Europa.

Non arrendersi davanti ai soprusi umanitari, durante questo momento di emergenza, è difficile ma ora come non mai, diventa strettamente necessario.

Articolo a cura di Gabriella Barbera

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