29 Marzo 2024 - 10:37
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Unconventional metal: cronaca di un concerto

È convincimento di molti che la musica metal sia solo una confusionaria accozzaglia di suoni duri e sgradevoli e forse, per alcuni gruppi è anche vero ma di sicuro non lo è se si parla di “symphonic metal”. Questo genere si caratterizza per un sound di natura orchestrale, melodie elaborate e cantate da soavi vocalità liriche, temi che rievocano l’epoca barocca e classica. Insomma un genere dove musica classica e metal si fondono, anche se dubito che Beethoven o la Callas lo approverebbero. Avvicinandomi al genere sono stata rapita dagli Epica, una band olandese famosa per le sue musiche complesse e la sua attenzione ai testi incentrati su tematiche sociologiche e filosofiche. Ed è così che, ascoltando i loro brani nella tranquillità della mia stanza, sono venuta a conoscenza di una data romana nel tour per il loro ultimo album “The Quantum Enigma”, uscito nel maggio 2014. Dopo un’odissea durata quasi due ore, mi ritrovo immersa in una folla di gente infreddolita e visibilmente provata in attesa dell’apertura dei cancelli dell’Orion club: chi riposa a terra, chi mangia e chi, immune a stanchezza e freddo, discute del nuovo album del gruppo. Spalancati i cancelli tutti si risvegliano e, travolti da un’ondata di adrenalina, iniziano a correre per accaparrarsi i posti vicino al palco. Arrivati dentro, un silenzio carico di emozione e trepidazione regna sovrano, fin quando si accendono le luci, il fumo inizia ad uscire dal palco, compaiono gli Epica e i fans iniziano ad urlare e saltare come in preda ad un delirio collettivo. Il concerto inizia e un incipit di violino, dolce e melodico, ci inganna per poi esplodere in un adrenalinico riff di chitarra e batteria, accompagnato da mastodontiche orchestrazioni e dalla magnifica voce del soprano lirico Simone Simons, intervallato da parti growl cantate dal secondo chitarrista Mark Jansen. Il gruppo suona canzoni per ore, nelle quali il pubblico salta agitando le mani e urlando incessantemente, tentando di cantare qualcuna delle note “impossibili” intonate dalla cantante. Durante la performance, gli Epica non si fanno mancare nulla; da solenni richiami classici e sound forti e aggressivi a deviazioni folk e suggestivi interludi ispirati alla musica mediorientale. Il concerto finisce dopo numerosi bis e i componenti del gruppo abbandonano il palco accompagnati dal fragore dei fans. Rimango impietrita per qualche minuto, nella speranza di vedere riapparire il gruppo un’ultima volta, dopodiché, ormai disillusa, mi avvio l’uscita, senza un filo di voce e trascinando le mie gambe doloranti.

Redazione

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