24 Aprile 2024 - 17:20
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Natale in Russia

Natale è una parola che racchiude mille sensazioni: gioia, amore, famiglia e doni.

Quando ci avviciniamo al periodo più bello dell’anno sono tante le inevitabili associazioni che cominciano ad entrare in campo, prime fra tutte la neve e Babbo Natale. In Occidente, l’immaginario collettivo fa solitamente riferimento al Natale di Santa Claus, ormai icona anche del marchio Coca Cola che parte dai cieli della Lapponia per raggiungere poi tutti i paesi del mondo. Ma se invece ci fermiamo al primo riferimento, la neve, pensiamo subito alla Russia: il paese del gelo e delle immense distese di manto candido che avvolgono la patria di Tolstoj e Dostoevskij.

Oggi partiamo proprio alla volta di questo paese per vedere come il Natale viene festeggiato e quali sono le differenze principali con l’Occidente.

Dimenticate Babbo Natale il 25 dicembre perché i russi seguono tradizioni molto diverse. Contrariamente all’Occidente, in Russia il Natale viene festeggiato il 7 gennaio e ciò si deve ad una semplice questione di calendari. In passato il paese faceva fede al calendario giuliano adottato nel 1700 da Pietro Il Grande, che risultava indietro di tredici giorni rispetto al calendario gregoriano, introdotto invece il 4 ottobre del 1582 e ancora oggi vigente in Occidente.

Tutto ciò si protrasse fino al 1917, quando i bolscevichi assunsero il potere e decisero di adottare il calendario gregoriano. Per uniformare i calendari ed eliminare la discrepanza di 13 giorni, si stabilì per decreto che il 1918 sarebbe iniziato direttamente con il 14 gennaio, saltando tutti i giorni precedenti. La Chiesa Ortodossa, in disaccordo con la riforma, continuò invece ad utilizzare il calendario giuliano sicché le festività religiose ancora oggi risultano slittate di 13 giorni rispetto al calendario ufficiale. Ecco perché il Natale ortodosso cade il 7 gennaio anziché il 25 dicembre.

Infine, in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica, i russi iniziarono definitivamente a riscoprire le tradizioni religiose e quindi anche il Natale. Tuttavia, però, la festa più importante rimane quella di Capodanno. Questo si deve al fatto che in Russia il Natale è molto meno popolare che nelle società occidentali in quanto rappresenta una festa per lo più religiosa alla quale solo gli ortodossi praticanti sono veramente legati. Le celebrazioni laiche, simili a quelle in Occidente, si svolgono a Capodanno, ed è in quella occasione che ci si scambiano i doni, si addobba l’albero e si aspetta Babbo Natale, qui noto con il nome di Ded Moroz (Nonno Gelo), che andando di casa in casa offre regali ai bambini, spesso aiutato dalla nipotina Snegurochka.

Un’altra importante differenza che distingue la Russia è proprio il tradizionale portatore di doni che con la sua folta barba bianca e il suo lungo abito orlato di pelliccia, arriva qualche giorno dopo Babbo Natale. Solitamente veste di blu o di azzurro, a volte di bianco e in tempi recenti anche di rosso, proprio come il suo omologo occidentale.

È un caso, si può dire, di “convergenza evolutiva”: nonostante le due figure siano diventate molto simili nel tempo, fino quasi a sovrapporsi, l’origine di Nonno Gelo non ha nulla a che vedere con il santo Nicola di Bari da cui deriva invece il mito di Santa Claus.

Nonno Gelo viene descritto come un demone con il potere di congelare le persone. A lui erano attribuiti i decessi da assideramento, soprattutto tra gli incauti che si avventuravano per i boschi o tra i bambini che, non sorvegliati dai genitori, si perdevano. L’immaginario popolare era profondamente suggestionato dagli elementi della natura, dalla cui benevolenza dipendeva la sopravvivenza dell’uomo, e in particolare dalle manifestazioni estreme del rigido inverno russo, la cui rappresentazione antropomorfica nel pantheon della mitologia slava, era appunto il demone Morozko.

Tuttavia, l’accezione occidentale della parola demone non deve trarre in inganno; nella letteratura russa, infatti, il демон (démon) è uno spirito, senza alcuna particolare connotazione negativa. Il “demònio” provocatore del male, della tentazione e del peccato, è detto invece бес (bes) da cui deriva il titolo originale de I Demoni di Dostoevskij, Бесы (Besy). Protagonista di fiabe e leggende del folklore russo, Morozko apparteneva alla categoria dei démony e non era quindi propriamente malvagio, quanto piuttosto uno spirito protagonista di numerose fiabe e leggende che rappresentava un elemento di equilibrio tra il bene ed il male, severo verso gli immeritevoli ma benevolo verso le persone oneste e di buona volontà. Tuttavia, però, in Russia le divinità pagane iniziavano a perdere terreno di fronte all’avanzata del Cristianesimo che non ammetteva figure ambigue. Perciò Morozko, dovette gradualmente adattarsi abbandonando il proprio lato “malvagio”, smettendo, cioè, di congelare ignari passanti e limitandosi a portare i doni ai bambini fino a divenire la versione odierna del bonario “Nonno Gelo”.

Un’altra peculiarità è la figura di Sneguročka che, come anticipato prima, accompagna sempre quella di Nonno Gelo. Sneguročka, nome che in russo significa “fanciulla di neve”, trova origine nelle antiche credenze pagane e rappresenta l’eterno alternarsi delle opposte forze della natura. È infatti figlia dell’inverno e della primavera, unitisi carnalmente in quell’unico giorno all’anno in cui si incontrano per il naturale avvicendarsi delle stagioni. Numerose sono le opere teatrali e musicali che hanno tratto ispirazione da queste due figure e in particolare da Sneguročka. Si ricorda ad esempio l’opera teatrale che porta il nome della fanciulla di Aleksandr Nikolaevič Ostrovskij, e accompagnata da melodie di Čajkovskij, che riporta la drammatica storia di Sneguročka, disposta a perdere la propria natura immortale in cambio della possibilità di innamorarsi come ogni essere umano.

Articolo a cura di Federica Avogadro

Redazione

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