25 Aprile 2024 - 21:26
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La verità sul caso di Chico Forti

Cosa succederebbe se, da un giorno all’altro, nessuno ti credesse?

Se il tuo destino sembrasse non appartenerti?

Se fossi privato di ciò che di più prezioso possiedi, la libertà?

Tutte queste domande affollano la testa di Chico Forti da troppo tempo.

Non si sveglia più nel letto accanto alla propria moglie nella calda Miami, ma nella sua gelida cella prima che il sole sorga. Cerca di occupare tutta la giornata insegnando l’italiano. Insegna a tutti coloro che lo circondano il gusto per l’arte, il brivido dell’avventura, la forza della speranza.

Sono trascorsi vent’anni ma non smette di credere nella giustizia.

Chi è quest’uomo?

Enrico ‘Chico’ Forti nasce a Trento nel 1959 ed è un velista e produttore televisivo.

Dopo aver partecipato a sei mondiali e due europei di windsurf, vince il campionato italiano classe Catamarano DART nel 1990. Nello stesso anno partecipa a Telemike e, grazie alla vincita, si trasferisce a Miami, in Florida. Dopo un incidente automobilistico, inizia a dedicarsi alla produzione di filmati di sport estremi e poco dopo sposa Heather Crane.

Chico ha tutto: una solida fama sportiva, una carriera che decolla, una bellissima moglie, tre figli piccoli. Vive nel paese che ama da sempre eppure non lo sa, ma di lì a poco tutto questo diventerà un lontano e sbiadito ricordo.

È il febbraio 1998, il nostro connazionale avvia le pratiche di acquisto del Pikes Hotel con il proprietario, Anthony ‘Tony’ Pike quando improvvisamente il corpo del figlio di Tony, Dale, viene rinvenuto assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach il 15 febbraio.

Tutti gli indizi sulla scena riportano a Chico.

Egli pensa che sia un omicidio in piena regola, fino a quando, tre giorni dopo, è convocato in centrale.

Alla domanda se avesse visto Dale Pike il giorno della sua morte, Chico risponde “no”.

Quella bugia gli costerà tutto.

La polizia di Miami lo informa che nel frattempo anche Tony Pike è stato ucciso e lasciano intendere che sia di nuovo lui il sospettato principale. È una tattica.

Chico torna a casa, è sconvolto. Non passano neanche ventiquattro ore e ritratta la propria deposizione. Questa volta spiega l’intero corso della vicenda.

Era andato a prendere Dale Pike all’aeroporto di Fort Lauderdale, non aveva avvisato la moglie Heather perchè sapeva che tra i due non corresse buon sangue e dichiara di averlo lasciato nel luogo indicato dall’amico, il parcheggio del Rusty Pelican.

Da qui si perdono le tracce del giovane, mentre il telefono di Chico aggancia il ripetitore della zona, collocandolo così vicino alla scena del crimine e con la vittima.

L’interrogatorio ha una durata di sedici ore in cui non solo gli viene negato il diritto di avere un avvocato, ma l’interrogato è mira di insulti, un “ficcanaso”.

La risposta può solo essere trovata nel documentario “Il sorriso della medusa” girato dallo stesso Forti, che non fu mai proiettato nelle sale cinematografiche o sulla rete televisiva statunitense, ma in quelle di tutto il resto del mondo.

Tema principale è l’omicidio di Gianni Versace, freddato sulle scale della lussuosa villa di Ocean Drive.

Ma qual è il ruolo di Forti in questo scenario?

Chico aveva acquistato i diritti televisivi sulla houseboat (casa galleggiante) in cui venne ritrovato il corpo del presunto killer: Andrew Cunanan, vecchia fiamma di Versace.

È il primo, dopo la polizia, a mettervi piede e la verità salta subito all’occhio: la scena del crimine è stata, nuovamente, modificata. Quello che dovrebbe essere un suicidio, appare un omicidio.

Il corpo di Cunanan viene ritrovato disteso sulla poltrona, con una pistola in mano con la quale avrebbe ucciso Versace. Una Taurus, il cui rinculo avrebbe dovuto provocare uno sbalzo e la caduta della stessa lontana dal corpo.

Questa ‘soluzione’ aveva soddisfatto tutti: il dipartimento di polizia della Florida e la sconvolta comunità.

Nel 2000 Forti sarà poi processato per felony murder, un omicidio commesso durante l’esecuzione di un crimine, dato che l’accusa aveva posto come movente dell’omicidio una truffa di Forti ai danni di Tony Pike, padre della vittima.

Viene condannato all’ergastolo senza la possibilità di “rilascio sulla parola”. Dopo due decenni, però, troppe prove risultano essere state occultate o fabbricate.

Sembra assurdo che la giuria popolare e il giudice abbiano creduto ad un’ipotetica truffa.

È stato infatti appurato che il Pikes Hotel fosse pieno di debiti e solo il 5% appartenesse a Tony.

La restante parte era stata distribuita in conti off-shore.

Perchè credere ad un uomo senza morale?

Tony, malato di AIDS, aveva dichiarato di aver avuto rapporti sessuali non protetti con una minorenne.

Allora perchè non credere ad un coinvolgimento di Thomas Knott?

Pregiudicato tedesco, vicino di casa e amico di Chico e che aveva defraudato precedentemente lo stesso Pike per diversi milioni?

Sicuramente avrebbe avuto un movente più forte per uccidere il figlio, il quale sospettava della frode.

La verità è che l’unico truffato qui è Chico Forti, due volte.

Una, da Tony Pike.

L’altra, dal sistema giudiziario.

Articolo a cura di Elena Sofia Venturi

Redazione

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