19 Marzo 2024 - 8:36
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Intervista a Don Ciotti

Don Luigi Ciotti ha cominciato come prete di strada, impegnandosi a sostenere concretamente i più deboli, occupandosi delle domande, dei bisogni, degli emarginati, e poi dei tossicodipendenti.  Un impegno da cui è nato il gruppo Abele. Più avanti, Don Ciotti è diventato il punto di riferimento di settori sempre più ampi della società civile che volevano opporsi alla logica, alla sottocultura e all’oppressione mafiosa. Così è nata Libera, “Associazione di associazioni” contro la Mafia. Negli ultimi anni Libera ha lanciato anche una forte campagna contro la corruzione. Don Ciotti è il primo firmatario dell’appello per l’impegno a fianco dei giornalisti  minacciati, una battaglia importante per la libertà di informazione, oltre che fondamentale per garantire, in particolare, una attenzione costante a temi come le mafie, la corruzione, il malaffare. Appello lanciato ieri all’International Journalist Festival di Perugia dove lo abbiamo incontrato.

Spesso i giornalisti che si impegnano e denunciano,  che vengono  minacciati o presi di mira, restano soli e, al di la della solidarietà, dei sindacati e dei colleghi che gli sono più vicini… vengono  isolati o rinnegati  da altri giornalisti… da quelli che fingono di non vedere mafia e corruzione o addirittura si mettono al servizio dei potenti di turno. Come si fa a combattere se i complici ce li hai alle spalle?

 È vero. È un problema che ha visto molti di noi – pur con ruoli e competenze diverse – vivere momenti di smarrimento, di fragilità, di sofferenza. Quando finisce il momento dell’emotività, se non cresce un sentimento profondo , ci si dimentica in fretta della sofferenza, della solitudine, della fragilità, delle altre persone. Questo è un problema che è affidato alla coscienza di ognuno di noi, e quindi la tua è una sottolineatura molto importante. Qui tocca a noi essere i più responsabili, i più attenti agli altri, perché bisogna accogliere gli altri, non basta accorgersi che gli altri sono intorno a noi nella loro fatica, nella loro sofferenza, dobbiamo sentirli dentro di noi, perché se non li sentiamo dentro di noi le espressioni di solidarietà diventano solo parole.

Giorni fa il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone ha detto che il contributo dei giovani e delle scuole che si raccolgono intorno a Libera è stato ed è fondamentale nella lotta alla mafia per la crescita di una coscienza antimafiosa ed ha auspicato che sia altrettanto forte nella lotta alla corruzione … che tra l’altro e una delle grandi  battaglie di Libera…

La corruzione e i giochi mafiosi vanno a braccetto, è una criminalità economica, una criminalità politica e una criminalità organizzata. C’è questo intreccio, ed è estremamente forte. Libera è un coordinamento di associazioni, fatte di cittadini, di movimenti; oggi non è presente solo in Italia ma in tutta Europa, in America Latina… Ed è bello vedere ovunque questa meraviglia di ragazzi – e non solo – che non fanno parole, fanno fatti, si mettono in gioco, alzano la voce per chiedere ciò che è giusto. Sono un pungolo verso le istituzioni, per chiedere che facciano la loro parte. Ecco noi abbiamo questa responsabilità, e dobbiamo sentirla fino in fondo. Potere vuol dire lotta per la dignità e la libertà delle persone.

Con un abbraccio forte, e caldo, ci salutiamo. Don Ciotti va via  accompagnato dalla scorta che non lo lascia mai, portando con se sorrisi, affetto, ammirazione.

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A cura di Francesca Feo

Redazione

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