26 Aprile 2024 - 0:18
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I conflitti informatici

Il fenomeno della digitalizzazione,  iniziato negli anni 70 e che ha raggiunto il suo apice con la diffusione di Internet, determina una maggiore disponibilità della conoscenza, ha una forte influenza sull’economia, apre il mondo e ne unisce i molteplici poli, ma sempre di un mondo frammentato e multilaterale si tratta. Nonostante sia stato considerato per molto tempo una piattaforma dall’ideologia libertaria, il cyberspazio è ora sottoposto a un processo di regolamentazione per la sua vasta influenza sulla vita e sulle attività di ogni giorno. Quindi la finalità di tutelare e regolare i privati è sicuramente presente in questo processo che ha avuto inizio negli anni 90, ma altrettanto presenti nel cyberspazio sono gli interessi degli Stati, che lo utilizzano per tutelare la propria sicurezza ed assicurare il loro potere.

C’è dunque anche la questione della sicurezza nazionale, tra i fattori che hanno spinto diversi  Stati, soprattutto i più sviluppati, ad intraprendere strategie nazionali per la sicurezza informatica,. Ma le attività degli Stati e l’opera di regolamentazione sono di non facile attuazione nel mondo informatico, in quanto è possibile compiere un’ampia gamma di attacchi e crimini, dal furto di dati protetti ai danni contro infrastrutture, situazione resa ancora più complessa dalla difficoltà di attribuzione dei suddetti atti e dalla facilità con cui un attore può accedere ai mezzi necessari per compierli. Un esempio efficace possono essere gli assalti informatici contro l’Estonia del 2007, che hanno travolto siti di organizzazioni, enti, organi quali lo stesso Parlamento Estone, banche e giornali. Un altro rilevante caso è stato Titan Rain, nome dato dal governo federale degli Stati Uniti d’America ad una serie coordinata di attacchi portati contro sistemi informatici americani ed etichettati come originari dalla Cina: ma la peculiare natura delle attività informatiche non ha reso possibile la certa identificazione dei soggetti responsabili. Questi sono due casi di guerra informatica, una specie della più ampia classe di conflitto informatico, nella quale rientra uno spettro più ampio di attività maligne delle quali non è spesso possibile conoscere l’esistenza, essendo messe in atto nello spionaggio internazionale.

I conflitti informatici sono destinati ad essere un grande tema dei tempi futuri, ma pensando ad essi bisogna tenere in mente parole provenienti dal Parlamento Europeo: “Cyber warfare is not a challenge of the future: it has become an everyday practice”.

 

A cura di Marta Pistone

Redazione

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