20 Aprile 2024 - 1:30
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EXPO YES: MILAN, A PLACE TO BE

Incompiuta, corrotta, insicura, sprecona, criticabile, migliorabile, e fin qui, ahimè, siamo tutti d’accordo: ma che cos’è Expo 2015? E quali sono i benefici che porterà al nostro Paese?

Innanzitutto, non si può non parlare dei benefici economici, che, secondo una ricerca condotta dall’Università Bocconi, si protrarranno fino al 2020 in tutta Italia. Secondo le stime dell’indagine, saranno circa 200mila i posti di lavoro creati dall’evento, soprattutto nei settori del turismo e della ristorazione, e saranno costruite quasi 11 mila imprese. Inoltre, a livello nazionale, si stima una produzione aggiuntiva di circa 25 miliardi di euro, tra investimenti della società di gestione e dei Paesi partecipanti, aumento dei consumi, turismo ed eredità economica che l’evento lascerà in termini di nuove imprese create. Si tratta di cifre rilevanti, che, in un periodo di difficile crisi economica, può ridare rigenerante linfa allo stagnante settore imprenditoriale italiano e rilanciare l’occupazione.

Spostandosi su un piano più idealista, Expo darà un contributo fondamentale alla causa dell’alimentazione, che rappresenta il suo tema principale. Lo slogan “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”ben descrive l’arduo obiettivo dell’evento di stimolare un confronto aperto e un dialogo tra tutti i Paesi del mondo circa il delicato tema della nutrizione mondiale, con lo scopo di sollecitare l’impegno di ogni attore nel garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri.

E quale Paese può farsi carico di un tema cosìdelicato in modo migliore dell’Italia, patria dell’alimentazione mediterranea e culla di una delle cucine più famose al mondo?Italia che, nonostante le sue innumerevoli e uniche bellezze, continua a perdere posizioni nei ranking internazionali di presenze turistiche, a dispetto della sua chiara vocazione. E allora, ancora una volta, ci verrà in aiuto l’Expo, che, con i suoi 20 milioni di visitatori, di cui un terzo saranno stranieri,cercherà di dar slancio a un settore core del l’impresa Italia, da troppo tempo in affanno, e di invertire questa strana tendenza, andando a intercettare soprattutto i nuovi turisti dai Paesi emergenti. Non a caso, un certo NY Times ha classificato Milano prima tra le mete turistiche del 2015.

Expo non è solo, quindi, il posto in cui si sono annidati tutti i mali più tipicamente italiani: c’è un’altra Expo dietro ai cantieri senza fine e alle tangenti, fatta da aggettivi che raramente sentiamo usare dai media. C’è un’Expo:

 

#1 Internazionale. 144 paesi partecipanti, 2 addetti su 10 di nazionalità estera, 6 milioni di visitatori stranieri attesi, hot dog americani serviti dagli iconici Street Food Truck, esibizioni di chef delle maggiori scuole di cucina cinese, un padiglione che riproduce gli ambienti di una tradizionale casa di Kyoto e la possibilità di provare carne di caimano proveniente dallo Zimbabwe: tutto in un solo posto.

 

#2 Innovativa. 1,5 milioni stanziati per le migliori start-up lungo tutta la filiera agroalimentare; 800 nuovi progetti imprenditoriali sviluppati in occasione di Expo; il Future FoodDistrict, un viaggio in avanti di cent’anni, dove si avrà la possibilità unica di vedere fattorie verticali, supermercati interattivi e barrette di insetti.

 

#3 Responsabile. Milano diventerà una novella Kyoto nella lotta per la tutela del Pianeta, con la presentazione della Carta di Milano al segretario generale dell’ONU: un documento di responsabilità sociale internazionale per promuovere il diritto al cibo, la sicurezza alimentare, la preservazione della biodiversità, l’agricoltura sostenibile.

 

#4 Culturale. Solo il 30% dell’Esposizione sarà spazio commerciale;le altre aree saranno dedicate alla dieta mediterranea, ad un viaggio attraverso la storia alimentare dell’uomo a partire dal Neolitico, all’avventuroso e transcontinentaletragitto che il caffè percorre dalla pianta alle nostre tazzine, nonché a laboratori, dibattiti e nove grandi mostre fotografiche.

 

#5 Divertente. Il calendario è ricchissimo: ogni Paese avrà la sua giornata di festa nazionale; ci saranno, inoltre, 26 giornate internazionali, 11 Feste del Sapore, la Notte Bianca del Cinema e del Teatro; e gli eventi continueranno con il Fuori Expo: sei mesi di degustazioni, serate, festival, percorsi in tutta la città.

 

Expo 2015 dovrà essere prima di tutto un’occasione, una vetrina, un trampolino attraverso cui riaffermare con vigore la potenza culturale del nostro Paese, grazie all’entusiasmo e all’impegno di tutta la società civile. Eppure, i numeri dicono il contrario: 8 candidati su 10 sono spariti al momento della firma del contratto, oltre il 75% degli italiani dichiara scarso consenso e solo il 33% è sicuro di acquistare il biglietto. Se il milanesissimo Giorgio Gaber fosse ancora tra noi, ricorderebbe, ad un Paese che è maestro nel rendere le critiche il vero pane quotidiano, che“libertà non è solo crearsi un’opinione, libertà è partecipazione”.

 

di Antonio La Porta e Emanuela Furone

Redazione

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