29 Marzo 2024 - 0:08
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Edward Hopper

“È all’inizio che bisogna andare lenti, quando si comincia, per tracciare una composizione impeccabile in modo da non dover aggiungere o sottrarre dopo.” Edward Hopper.

La solitudine della città, della quotidianità americana, dei caffè parigini sospesi negli occhi vuoti di una donna; questo si mostra con profonda tranquillità alla curiosità dello spettatore quando assapora con lo sguardo le sgargianti pennellate di Edward Hopper.

Artista di fine Ottocento, nato in una piccola cittadina sul fiume Hudson, visse gran parte della sua vita nella New York che divenne ben presto scenario dei suoi innumerevoli capolavori. Dopo aver intrapreso gli studi presso il “New York Institute of Art”, Hopper comincia a lavorare nell’agenzia di pubblicità C. Phillips & Company dove progetta copertine lavoro che continuò a svolgere per quindici anni nonostante la sua vera passione fosse la pittura.

Nel 1906 intraprese un lungo viaggio in Europa che lo portò ad acquisire una notevole conoscenza dello stile europeo ma trascurò scientemente quello stile moderno e contemporaneo di artisti come Picasso. Hopper infatti, abbracciato lo stile metafisico e realista, si ritrova affascinato da pittori come l’italiano De Chirico e Degas, con le sue inquadrature fotografiche.

L’artista rimarrà sempre fedele al suo realismo metafisico, ponendo l’attenzione, nelle sue opere, sulla sospensione della figura nello spazio circostante; questa particolare caratteristica immerge l’osservatore in una dimensione di mistero immobile e silenzioso dove il tempo rimane sospeso e perso nella figura semplice ed innaturale. La figura di Hopper infatti, non è né eroica né dinamica ma si limita ad attendere l’avvenimento di qualcosa che, dalla composizione artistica delle opere, non avverrà mai.

Questa attesa, questa sospensione della quotidianità della vita dei personaggi, denota una profonda incertezza umana che si va a porre tra la natura e lo spazio urbano.

La pittura inoltre, per Edward Hopper, è una creazione mentale e non manuale così troviamo immagini non esattamente corrispondenti alla realtà ma vediamo scenari dove sono accostati elementi osservati in tempi e luoghi diversi, rispondenti sempre ad uno schema geometrico studiato e preciso.

Edward Hopper così, nel suo misterioso realismo, immerge lo spettatore in una magnifica quiete ma anche nella violenta solitudine propria dell’uomo contemporaneo.

Redazione

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