29 Marzo 2024 - 5:35
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Cyberbullismo? Dislike!

L’ Istat afferma che nel 2015 il 59% dei ragazzi intervistati tra i quattordici anni e i diciassette ha denunciato di aver subito atti vessatori su social network. Il cyberbullismo è fenomeno in costante crescita sia in Italia che altrove. Le fonti istituzionali parlano di numeri che non auspicano ad arrestarsi con un aumento delle vittime di sesso femminile rispetto al genere maschile.

Il termine cyberbullismo fu coniato dall’educatore canadese Bill Belsey nel 2002, e ripreso nel 2006 da Peter K. Smith e collaboratori che proposero una definizione di cyberbullismo molto legata al concetto di bullismo “tradizionale”: il cyberbullismo è “un atto aggressivo e intenzionale, condotto da un individuo o gruppo di individui, usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel corso del tempo contro una vittima che ha difficoltà a difendersi” (Smith et al., 2008).

Quindi gli “attori” principali sono il bullo, soggetto con posizione dominante che manifesta comportamenti aggressivi che condizionano la sua vittima, e quest’ultima; persona debole con incapacità a difendersi. Inoltre il rapporto “IPSOS 2014” di “Save the Children” ha riconosciuto la figura del sostenitore, che svolge un’azione di supporto verso il bullo, e dell’istante che di regola rimane inerme alla testimonianza di atti di bullismo o cyberbullismo.

La prima macroscopica differenza con il bullismo è l’ambiente in cui si consumano questi atti. Negli ultimi quindici anni si è assistito all’evoluzione delle reti tecnologiche e dei mezzi di comunicazione che hanno spostato gran parte delle comunicazioni sul piano virtuale soprattutto tra i cosiddetti “nativi digitali” che dimostrano di avere fin da bambini confidenza con il mondo virtuale ma spesso sono ignari delle conseguenze dannose che possono derivare dall’utilizzo sbagliato della rete. Il contesto virtuale ha portato all’inesistenza di barriere che, sebbene marginalmente, invece, andavano a limitare il fenomeno del bullismo; di regola le azioni di bullismo erano circoscritte in un solo spazio come la scuola. Quindi la mancanza di “margini d’azione” porta alla mancanza di un “ luogo sicuro” in cui la vittima può rifugiarsi.

“No, un attimo. C’è di peggio. Tu hai ragione, il peggio è che continua anche a casa. Non smettono un momento di tormentarti e pensi: non so nemmeno chi sia questa persona, come può dire che disprezza la mia esistenza?” [dal film Cyberbully – Caleb – 2011]

La citazione evidenzia le peculiarità del cyberbullismo discostanti dalla versione tradizionale. Nel fenomeno tecnologico c’è la possibilità dell’anonimato che disarma la vittima, impossibilitata ad affrontare chi la offende e la rende maggiormente vulnerabile, inoltre l’opportunità di mascherare la propria identità dietro un “nickname” permette anche a un ragazzo che nella realtà risulta vittima di torti, di diventare nella rete “ carnefice”. Quindi il compimento degli atti viene agevolato dalla mancanza di un “feedback “ del cyberbullo. Il cyberbullo, a differenza del bullo, non percepisce immediatamente e direttamente le conseguenze delle sue azioni sulla sua vittima e la percezione degli effetti aiuta spesso i ragazzi a ragionare e pentirsi degli atteggiamenti assunti. Altro carattere su cui porre particolare attenzione è l’attività degli spettatori. Al contrario della realtà in cui il pubblico rimane passivo al realizzarsi dell’evento e si limita a “gustarsi” la scena, nella rete lo stesso può partecipare alle prepotenze virtuali.

Tuttavia gli elementi essenziali del bullismo si ripetono anche sulla rete. L’abuso di potere è il connotato principe delle azioni dei bulli come per i cyberbulli i quali sfruttano, però, le maggiori conoscenze degli ICT (information and communication technology) rispetto alle vittime le quali sentono incrementare la loro incapacità di reagire. Inoltre gli atti vessatori, per essere ricompresi nel bullismo, devono essere ripetuti nel tempo e realizzati con intenzionalità e aggressività; a prescindere dall’ambiente in cui essi si realizzano. Quindi anche un cyberbullo per potersi “ conquistare” questo epiteto dovrà “impegnarsi” nel tempo a vessare le sue vittime. Sui “social” parliamo di due tipologie di cyberbullismo che si caratterizzano proprio per come le azioni vengono ripetute: nel cyberbullismo diretto la vittima è perseguitata da sms o e-mail che comportano un’intrusione continua e diretta di terzi nella sua sfera privata; invece nella forma indiretta la persona viene perseguitata sui “social” e per ciò all’ attacco si aggiunge la pubblicazione della stessa davanti a più persone (eventualmente tutto il mondo) e questo valore aggiunto può determinare anche la trasformazione di spettatori in cyberbulli (commenti offensivi o nuovi atti di bullismo). A seguire, ogni atto vessatorio deve essere realizzato volontariamente, sebbene spesso su influenza di altri, per infastidire, danneggiare o causare sofferenze alle vittime. Questa breve analisi spiega le ragioni per cui è più difficile eliminare il fenomeno a livello tecnologico piuttosto che nella sua forma reale.

Per contrastare il fenomeno e tutelare maggiormente i minori, il Parlamento ha in discussione un disegno di legge (ddl 1261) che nell’art 1 chiarisce gli strumenti di cui vuole servirsi legislatore; ossia aumentare la prevenzione delle azioni vessatori e soffermare maggiormente la attenzione nei fenomeni del genere che già si siano istaurati. Più concretamente si vuole istituire, all’interno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un Tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo in cui realizzare un piano d’azione per pervenire agli obiettivi suddetti e definire un codice di autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo per attività di servizi social networking.

Riportando le dichiarazione della dott.ssa Cristina Bonucchi, dell’Unità di analisi dei crimini informatici della Polizia Postale, è importante realizzare progetti e interventi mirati di prevenzione rivolti alle tipologie di destinatari maggiormente coinvolte nel fenomeno del cyber bullismo, ossia i ragazzi, il personale scolastico e le famiglie, in un’ottica di integrazione degli interventi mirati di prevenzione e di promozione di un utilizzo consapevole e critico della rete; come le iniziative “smonta il bullo” (Portale del MIUR che offre informazioni, approfondimenti e news sul tema del bullismo e del cyber bullismo) o “se mi posti ti cancello” (Campagna all’interno del progetto Generazioni Connesse che coinvolge i giovani dagli undici ai sedici anni, attraverso il racconto e la condivisione di pensieri e testimonianze relative al tema della sicurezza on line).

 

A cura di Flavia Fusconi

Redazione

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