19 Aprile 2024 - 1:54
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L’Analisi Politica – Cogito Ergo Zoom

Io sono Napoleone. “Io sono Napoleone”, possono pensarlo solo due persone: il folle e il Napoleone. Quid est, chi Napoleone si crede davvero e chi sa di esserne l’ emulo: l’ homo novus brillantemente arrivato al potere e che al potere vuole restare. Conquistare il potere è relativamente facile, il difficile è mantenerlo. E’ una realtà banale ma niente rappresenta meglio lo snodo esistenziale davanti al quale si trova oggi il Premier. Renzi, la sua campagna d’ Italia, l’ ha vinta il maggio scorso. Il 40,8% alle Europee lo ha issato al comando. Al comando da solo. Ma il Bimbaccio di Firenze, oggi diventato leader adulto, non si è montato la testa, come più di qualche commentatore ha, invece, inavvertitamente, sostenuto. Memore che la gloria è fugace ma le tenebre sono per sempre-sarà un caso, ma lo ha detto proprio Napoleone- Renzi, pura schiatta democristiana, e dunque cervello fino, ha iniziato subito a pianificare il futuro. Il proprio futuro, ovviamente.“Il futuro è solo l’ inizio”, slogan della Leopolda 2014, solo apparentemente nientalistico, tradisce, invece, freudianamente, la più intima ambizione del Premier. Dopo la conquista del potere, il consolidamento del potere, base per una carriera sfolgorante. Niente facili moralismi. L’ ambizione è il propellente che muove gli ingranaggi di ogni leader e non si può che prenderne atto. Altro è, però, provare a capire quali strategie il Presidente del Consigno stia mettendo in campo per fare di se e della sua leadership un monumentum aere perennius. 1)Divide et impera. 2)Cave canem. Oggi, visto che vanno tanto di moda i tweet, se mi si chiedesse di riassumere in meno di 140 caratteri i piani di Renzi, non avrei dubbi a scegliere queste due massime.

1)Divide et impera. Il miglior modo per comandare è fomentare discordie, inasprire rivalità, mettere l’ un contro l’ altro i corpi intermedi. Imprenditori contro sindacati. Vecchi contro giovani. Lavoratori a tempo indeterminato contro precari. Tutti contro tutti e tutti per uno, dove uno, si intende, è l’ uno al comando. La parola d’ ordine è disintermediare . Eliminare ogni ostacolo che si frapponga tra il leader ed il popolo affinché il popolo si affidi solo al leader.

2)Cave canem. Attenti al cane, attenti al nemico che morde. In guerra un buon nemico è la miglior fortuna. Lo sapevano bene i Romani, il metus hostilis cementa l’ esercito attorno al suo comandante, fa andare coraggiosi alla pugna, allontana il pericolo di diserzioni. Renzi, però, ha un problema. Non ha nemici. Una parte li ha sbaragliati, una parte si sono dispersi da soli, i restanti sono saliti sul carro del vincitore. Ma niente panico. Se il nemico non c’ è, lo si può sempre creare. Ed il compito non è stato particolarmente difficile. Cos’ è ontologicamente antitetico al turbodinamismo 2.0, al fighettismo hipster ed ai selfies? Ma certo, il sindacato! Landini e la Camusso! Avete presente gli sketch di Crozza? Niente da aggiungere. La CGL e la FIOM sono percepiti come l’ antico, la conservazione, l’ ostacolo al cambiamento. Il fatto che, in tutto o in parte, lo siano davvero, rende la mitizzazione perfetta. Ovviamente, c’ è anche il nemico interno, e, quindi, se possibile, ancor più pericoloso ed infido: la minoranza PD. “Non consentiremo a quella classe dirigente di riprendersi il Pd e riportarlo al 25%.” Parola di Renzi. Più chiaro di così…

Ma se il Presidente del Consiglio può aver gioco facile ad imporre le proprie strategie, lo si deve, soprattutto, alla pochezza degli altri attori politici in campo. Anzi, più che attori, comparse. E se Renzi è il novello Napoleone, gli altri sono…

Berlusconi. All’ (ex) Cavaliere non rimane che proseguire nella tattica attendista. Berlusconi, si sa, ama che il Milan giochi sempre all’ attacco. Per ora, però, si affida al catenaccio, sperando in qualche goal segnato in contropiede, e prova ad impedire lo sgretolarsi del partito. Tra un’ apertura sui diritti civili a sinistra, ed una strizzatina d’ occhi alla Lega a destra, la strategia sta funzionando. Ma per quanto ancora? Arrigo Sacchi

Grillo. Dopo mesi di sbandamento post europee, i 5 Stelle hanno provato a reagire con la tre giorni del Circo Massimo. Evento riuscito, per carità. Ma più che un nuovo inizio, quello dei Pentastellati sembra un colpo di coda. Al di là dei toni del leader, sempre gli stessi, sopra le righe, roboanti, aggressivi, paiono, infatti, emergere tra i “cittadini” i primi segni di declino. Quasi come se i 5 stelle avessero compreso di essere troppo eterogenei, divisi, amorfi, per potere reggere sul lungo periodo la guerra di logoramento che si combatte nell’ agone politico italiano. Resta comunque il fatto che Grillo e compagni sono sempre lì, al 20%, pronti ad approfittare del primo scivolone del Premier o dell’ aggravarsi della crisi economica. Vecchia volpe

Salvini. “L’ altro Matteo”, come ormai è stato ribattezzato nei talks, è l’ unico a contendere efficacemente il terreno mediatico al Premier. Apre a Casapound, depadanizza la Lega, si erge a faro della destra italiana dura e pura. A vocazione minoritaria, certo. Ma in un momento di crisi di identità e di valori annacquati, quanti sono a caccia di risposte forti, sanno di poterle trovare nell’ Uomo dalle mille felpe. Le Pen de’ noantri.

Passera e Della Valle. Calmo, pacato, riflessivo, l’ uno; irruento, salace, arrembante, l’ altro. Pur non essendo in Parlamento, hanno il merito di provare a fare un’ opposizione liberale vera, quella che, per intendersi, Berlusconi non vuole e/o non può fare. Sono entrambi, però, per motivi opposti, prigionieri dei propri rispettivi stereotipi: il banchiere ed il miliardario. E non hanno appeal elettorale. Almeno, non lo hanno ancora. Avranno il coraggio di compiere il grande passo e scendere in campo? Fermi ai box

LETTERIO DE DOMENICO

Redazione

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